L’entrata di Carlo VIII a Firenze
Giuseppe Bezzuoli (Firenze 1784 – 1855)
In basso al centro: “1829/G. Bezzuoli”
Tra 1827 e 1829 Giuseppe Bezzuoli, su commissione del Granduca di Toscana Leopoldo II d'Asburgo Lorena, dipinse questa grande tela dedicata ad un tema tratto dalla storia fiorentina, suggerendo un’analogia con le invasioni napoleoniche dei decenni immediatamente precedenti. Il 17 novembre 1494 il Re di Francia Carlo VIII, alla conquista del Regno di Napoli, faceva il suo ingresso a Firenze da dominatore: Piero de’ Medici, figlio di Lorenzo il Magnifico, allora a capo della città, a causa del suo isolamento e della mancanza di alleati, non aveva inviato un esercito per fermarlo, alimentando così lo sdegno dei Fiorentini, che lo costrinsero infine all'esilio.
Al centro della scena, il Re a cavallo incede trionfante, accolto con un inchino dal gonfaloniere. In primo piano a destra un gruppo di illustri fiorentini quali Machiavelli, Pier Capponi e Savonarola, medita la riscossa della città; a sinistra, cittadini preoccupati assistono alla scena. In primissimo piano, una piccola natura morta sintetizza i sentimenti contrastanti suscitati dall’evento: fiori e sassi giacciono in bella mostra sul terreno su cui il re sta per passare.
Come era in uso nel romanzo storico ottocentesco, la narrazione degli eventi era condotta attraverso un’accurata descrizione delle passioni dei personaggi e di alcuni particolari significativi: da qui l’attenzione per i volti e le espressioni, così come per i dettagli di costume, le luci pilotate e la composizione fortemente teatrale. L’osservatore era chiamato a percorrere con lo sguardo l’elaborata composizione, partecipando attivamente ai sentimenti espressi e ricavando dalla storia passata uno spunto di riflessione per il presente.
Bezzuoli eseguì il dipinto su una tela fatta venire appositamente da Roma, ospitato in una grande stanza dell’Ospedale degli Innocenti di Firenze. L’opera, una volta terminata, venne collocata al piano terreno di Palazzo Pitti e successivamente presentata nel 1861 all’Esposizione Italiana di Firenze. Alcune lettere documentano le fasi di elaborazione del quadro con la “moltitudine di studi fatti dal vero, di teste d'uomini, di cavalli, di vestiture”: cinque di questi studi sono conservati presso il Gabinetto dei Disegni e delle Stampe e sette taccuini presso la Galleria d’Arte Moderna.
Il dipinto elesse Bezzuoli a protagonista del Romanticismo storico toscano, con un linguaggio che guardava al vivace colorismo della pittura Cinquecentesca veneta e nonché alla concitata espressione delle passioni della pittura del Seicento.