La cugina Argia
Giovanni Fattori (Livorno 1825 – Firenze 1908)
Sul verso, su un cartellino “Gio. Fattori alla sua … Argia. Anno 1861”
Lo sguardo della giovane è il protagonista del ritratto: chiama in causa l’osservatore e lo invita ad indugiare su dettagli resi con misurata attenzione come l’elaborato abito grigio, la camicia bianca dalle ampie maniche, i tre bottoni preziosi tra colletto e polsini, e la rosa appuntata in vita raffinato richiamo cromatico al colorito delle guance. La composizione calibrata del dipinto si combina perfettamente con i mezzi pittorici semplici, quasi scarni, con cui è condotto: poche tonalità di colore, una struttura piramidale al cui vertice si collocano appunto gli occhi attenti della ragazza. Lo sfondo neutro e l’attento studio della luce evidenziano l’espressività e l’introspezione della giovane. L‘ambientazione è reale, come è reale lo spazio fisicamente occupato dalla figura: ne sono prova l’ombra sul muro e la rotazione della testa verso lo spettatore.
La sintesi pittorica e la resa attenta dello spazio derivano a Fattori dallo studio della pittura del Quattrocento fiorentino, ma la vivezza dell’espressione e i dettagli di costume riportano il ritratto al tempo in cui è stato eseguito.
L’iscrizione sul retro del dipinto reca l’insolito nome della ragazza, ma non è certo che si tratti di un testo di pugno di Fattori né si hanno notizie di una Argia nella sua famiglia. Se si respinge l’autografia dell’iscrizione retrostante, anche la datazione dell’opera non è più così certa: è stato infatti proposto di anticiparne l’esecuzione di qualche anno, quando Fattori al Caffè Michelangelo di Firenze ragionava di tono, di vero e di macchia con gli amici artisti macchiaioli e con i pittori che, di ritorno da Parigi, riportavano le novità sullo studio sintetico della forma sotto gli effetti della luce sperimentate da Corot e dai paesaggisti della Scuola di Barbizon.
La possibilità di indagare le caratteristiche psicologiche delle persone traducendole in pittura interessò molto Fattori che si cimentò volentieri nel genere del ritratto durante tutto il suo lungo percorso artistico.