Madonna col Bambino e San Giovannino detta “Madonna del Cardellino”
Raffaello Sanzio (Urbino 1483 – Roma 1520)
La tavola è stata dipinta durante il soggiorno di Raffaello a Firenze (1504-1508), dove poté studiare i grandi maestri fiorentini e dove lavorò per alcune grandi famiglie di mercanti. Nella biografia del pittore Giorgio Vasari riferisce che questo dipinto gli fu commissionato per le nozze di Lorenzo Nasi con Sandra di Matteo Canigiani, celebrate il 23 febbraio 1506. Quando nel 1547 casa Nasi fu travolta da uno smottamento della collina, la tavola si schiantò in diciassette frammenti, raccolti e affidati probabilmente a Michele di Ridolfo del Ghirlandaio per il restauro. La sua storia successiva è ignota fino alla sua registrazione nella collezione del Cardinal Giovan Carlo de’ Medici nel 1646-47. Negli anni fiorentini Raffaello elaborò altre varianti sul tema del gruppo della Madonna col Bambino e San Giovannino, in cui riuscì a fondere le esperienze fatte fino ad allora fra Urbino e Firenze (si vedano ad esempio la “Madonna del Belvedere” al Kunsthistorisches Museum di Vienna, la “Belle Jardinière” al Musée du Louvre di Parigi,). La composizione piramidale riflette l’impressione profonda che l’artista riportò dal perduto cartone per la “Madonna col Bambino e Sant’Anna” di Leonardo, già esposto all’inizio del secolo alla Santissima Annunziata, e dalla “Madonna col Bambino di Bruges” di Michelangelo, scolpita entro l’estate del 1506. Attraverso lo studio delle leggi proporzionali della natura e delle opere del Perugino, di Fra’ Bartolomeo e di Leonardo, Raffaello riuscì a creare immagini di una bellezza ideale, armoniosa e perfetta nella sua semplicità, ma anche vitale e dinamica per l’intenso scambio di sguardi e di gesti che legano le figure e per la varietà aggraziata delle espressioni, rese più naturali dallo sfumato leonardesco, impiegato anche per dissolvere il paesaggio all’orizzonte nell’atmosfera. In quest’immagine così moderna restano tuttavia degli elementi simbolici della tradizione devozionale, come il piccolo testo sacro che tiene in mano la Vergine, segno della sua fede e della prefigurazione del sacrificio di Cristo; sacrificio evocato anche dall’innocente fragilità del cardellino che San Giovannino porge a Gesù per farglielo accarezzare.