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Madonna col Bambino detta Madonna della cave

Andrea Mantegna (Isola di Carturo (PD) 1431 – Mantova 1506)

Data
1488-1490 c.
Collezione
Pittura
Collocazione
A18 Mantegna, Bellini, Antonello da Messina
Tecnica
Tempera su tavola
Dimensioni
32 x 29,6 cm
Inventario
1890 n.1348

Maria siede in un paesaggio rupestre su un sedile scavato nella roccia con espressione mesta e pensosa, mentre con la mano destra indica il figlio Gesù come nell’antico modello bizantino della Odigitria, colei che indica la via. Al volto triste di Maria corrisponde il volto quasi sofferente di Gesù, che alza gli occhi e dischiude la bocca, come in un lamento o un’invocazione. Il titolo con cui l’opera è nota, Madonna delle cave, deriva dalla raffigurazione, sullo sfondo, di grotte e pareti rocciose da cui vari scalpellini traggono materiale per scolpire colonne e un sarcofago. Tali dettagli assumono un significato simbolico in rapporto al soggetto cristologico: la colonna prefigura la flagellazione e la passione di Cristo, mentre il sarcofago allude alla sepoltura di Cristo morto, che precede la Resurrezione. Anche l’ambientazione montana è una probabile allusione al monte Golgotha, dove ebbe luogo la crocifissione. Sono elementi che si compenetrano con la mestizia espressa dal gruppo della Vergine col Bambino.

La raffigurazione delle cave, scenario molto ammirato da Giorgio Vasari che descrive l’opera nella Vita di Andrea Mantegna (edizione 1568), appare d’altra parte anche una sorta di omaggio che Mantegna sembra voler tributare alla civiltà greco-romana immaginando l’attività febbrile delle maestranze che nell’antichità costruirono templi e scolpirono fregi e statue, in piena sintonia con le idee rinascimentali. Mantegna ebbe modo di approfondire meglio la conoscenza dell’arte antica durane un soggiorno a Roma, dove si recò intorno al 1488, ed è probabilmente a Roma, come sostiene Giorgio Vasari, che il dipinto oggi agli Uffizi venne eseguito. E’ possibile che per la posa delle gambe della Vergine il pittore si sia ispirato ad esempi di statuaria antica.

Le dimensioni ridotte della Madonna delle cave fanno pensare ad un’opera facilmente trasportabile, destinata alla devozione privata, come suggerisce anche la finitura del verso della tavola, decorata da un motivo che imita il marmo. Nonostante il formato ridotto, il gruppo di figure presenta una marcata monumentalità e alcuni dettagli, come la costruzione della figura del bambino e la suola in vista della scarpa calzata da Maria, sembrano presuppore un punto di vista privilegiato dal basso.

Secondo Vasari, nel 1568 la tavola era già nelle collezioni medicee e apparteneva a Francesco, futuro granduca di Toscana. E’ agli Uffizi almeno dal 1704.


 

Bibliografia

R. Lightbown, Mantegna, with a complete catalogue of paintings, drawings and prints, Oxford 1986, pp. 435-436; M. Lucco in Mantegna a Mantova 1460-1506, a cura di M. Lucco, Milano 2006, p. 82, cat. 8; S. Hofmann in Andrea Mantegna. Rivivere l'antico, costruire il moderno, Torino, 2019, p. 158

 

Testo di
Daniela Parenti
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