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Ritratto di prelato (Carlo de’ Medici?)

Andrea Mantegna (Isola di Carturo (PD) 1431 – Mantova 1506)

Data
c. 1465-1470
Collezione
Pittura
Collocazione
D20. Cappellina veneziana
Tecnica
Tempera su tavola
Dimensioni
41,3x29,5 cm
Inventario
1890 n. 8540

Sullo sfondo nero si staglia la figura di un uomo di mezza età, dai capelli scuri e gli occhi azzurri. Indossa vesti di colore rosso, analogamente alla berretta che gli copre i capelli, che lo denotano come protonotario apostolico, una carica ecclesiastica di rilievo.

Sulla base di una riproduzione del ritratto nell’albero genealogico della famiglia Medici di Martino Rota (c. 1590; Vienna, Albertina), il prelato è stato identificato con Carlo de’ Medici (c. 1428 – 1492), figlio naturale di Cosimo il Vecchio, nato da una relazione con una donna circassa che Cosimo aveva portato come schiava con sé a Firenze al ritorno dall’esilio, nel 1435. Cresciuto in casa Medici, Carlo intraprese la carriera ecclesiastica. Nel 1450 divenne protonotario e più tardi preposto della cattedrale di Santo Stefano a Prato, nella cui abside, negli affreschi realizzati da Filippo Lippi, si nasconderebbe un altro ritratto del prelato, secondo quanto scrive Giorgio Vasari. La differenza fisiognomica osservabile fra il ritratto dipinto da Filippo Lippi e quello degli Uffizi, ha comunque fatto talvolta dubitare circa la corretta identificazione di quest’ultimo soggetto.

Gli studi degli ultimi decenni concordano invece sull’attribuzione ad Andrea Mantegna, di cui il dipinto degli Uffizi costituisce un raro esempio della ritrattistica prodotta dal maestro padovano. La posizione in scorcio della figura e lo sfondo scuro e uniforme trovano assonanze con modelli fiamminghi, ma rispetto al naturalismo minuzioso dei maestri nordici, Mantegna conferisce monumentalità e austera solennità alla rappresentazione, quasi a voler trasferire nell’aspetto fisico le doti morali del soggetto. Il marcato plasticismo del volto evoca riferimenti agli antichi busti-ritratto di età romana e alla ritrattistica realizzata, su suggestione degli stessi modelli, dagli scultori rinascimentali

Non è nota la storia collezionistica del ritratto che comunque, al tempo dell’incisione di Martino Rota c. 1590), doveva già essere nella raccolta dei Medici.

Agli Uffizi dal 1925.

Bibliografia

K. Christiansen, in Andrea Mantegna, a cura di J. Martineau, Londra- New York 1992, pp. 337-339; G. Agosti, Su Mantegna, I. La storia dell’arte libera la testa, Milano 2005, p. 136; S. Bandera, Andrea Mantegna. Rivivere l'antico, costruire il moderno, Torino, 2019, p. 136

Testo di
Daniela Parenti
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