Ascensione di Cristo; Adorazione dei Magi; Presentazione di Gesù al tempio
Andrea Mantegna (Isola di Carturo (PD) 1431 – Mantova 1506)
Le tre tavole costituiscono oggi un trittico inserito in una cornice di stile rinascimentale risalente al XIX secolo. Si tratta pertanto di una ricostruzione arbitraria ed il contesto di provenienza originale doveva essere molto diverso. Le tre scene raffigurano tre storie evangeliche. Al centro è illustrata, con ricchezza di figure e dettagli, l’omaggio dei re magi a Gesù bambino, seduto in grembo alla Vergine Maria in una gloria di angeli, sotto lo sguardo vigile dell’anziano Giuseppe. Lo scenario naturale in cui è ambientato l’episodio, è sostituito nella scena di destra da una sontuosa e maestosa architettura: il tempio nel quale Maria si recò per purificarsi quaranta giorni dopo il parto, secondo le consuetudini ebraiche, e dove Gesù ricevette la circoncisione; la scena mostra Gesù che, fra le braccia della madre, si ritrae intimorito davanti al sacerdote che si accinge a compiere il rito. La scena di sinistra fa parte invece delle storie di Cristo post mortem e raffigura l’ultimo episodio narrato nel Vangelo di Luca, ovvero l’ascesa al cielo di Cristo risorto, alla presenza della madre Maria e degli apostoli.
Le tre tavole facevano parte di un ciclo decorativo realizzato da Andrea Mantegna su commissione di Ludovico Gonzaga (1412-1478) per la cappella del castello di San Giorgio a Mantova, oggi cancellata dai successivi rifacimenti dell’edificio. Allo stesso ciclo appartenevano anche la scena della Morte della Vergine, divisa fra Madrid (Museo del Prado, inv. n. 248) e Ferrara (Pinacoteca nazionale inv. n. 333) e, forse, la Resurrezione di Cristo con discesa al limbo, divisa fra Bergamo, Accademia Carrara, e una collezione privata. Tuttavia, la ricostruzione del ciclo pittorico, la sua collocazione originaria e i tempi di esecuzione rimangono ancora oggi temi molto dibattuti. La forma concava della tavola con l’Adorazione dei Magi, che presenta anche una larghezza maggiore degli altri pannelli (mentre doveva essere uguale in origine l’altezza) fa pensare che il dipinto fosse stato realizzato per adattarsi ad una parete curva, probabilmente una nicchia, una piccola abside nella cappella.
La realizzazione del ciclo pittorico della cappella del castello di San Giorgio coincide con il trasferimento di Andrea Mantegna da Padova a Mantova, dove è documentato già nel 1460 e dove rimase fino alla morte, diventando pittore prediletto della famiglia regnante, i Gonzaga.
Le tre tavole oggi agli Uffizi sono ricordate a Firenze nella raccolta di don Antonio de’ Medici (1576-1621), che le aveva ereditata dai genitori, il granduca Francesco I e Bianca Cappello, morti nel 1587. Si ritiene che i dipinti fossero pervenuti a Francesco in occasione del matrimonio della figlia Eleonora con Vincenzo I Gonzaga, nel 1584.
Fra i massimi interpreti e promotori del rinnovamento in senso rinascimentale della pittura in Italia settentrionale, Andrea Mantegna fu abilissimo nell’uso della prospettiva, come rivela anche la profondità suggerita dal pavimento a scacchi della scena della Presentazione al tempio. Il pittore dimostra uno spiccato interesse per la cultura e l’arte dell’antica civiltà greco-romana, su cui si sofferma quasi con lo spirito di un archeologo. Straordinario disegnatore, tradusse in pittura la plastica della scultura di Donatello (1386-1466), lungamente attivo a Padova, città natale di Mantegna.
R. Lightbown, Mantegna, with a complete catalogue of paintings, drawings and prints, Oxford 1986, pp. 411-415;L. Attardi, in Mantegna 1431-1506, a cura di G. Agosti e D. Thiébaut, Parigi – Milano 2008, pp. pp. 192-193; G. Valagussa, in Andrea Mantegna. Rivivere l'antico, costruire il moderno, Torino, 2019, p. 236