Menandro, cosiddetto togato seduto
Arte romana
La statua ritrae una figura maschile, di dimensioni inferiori al vero, seduta su un sedile dotato di ampio cuscino.
Recentemente uno studio ha permesso di identificare l’individuo rappresentato attraverso un’attenta analisi degli indumenti e delle calzature che indossa. La scultura ha infatti subito numerosi restauri in epoca moderna che ne hanno assai modificato l’aspetto originale, dando spazio a numerose interpretazioni del soggetto. Oggi però, a dispetto della tradizionale identificazione con un console romano vestito di toga, da taluni assimilato con il dittatore Lucio Cornelio Silla o con il poeta latino Virgilio, possiamo associare l’uomo ritratto al celebre poeta ateniese Menandro (342 – 293 a.C.), massimo esponente della Commedia Nuova. Questa associazione è ulteriormente rafforzata dal confronto di questa scultura con altre rappresentazioni di poeti greci, come la statuetta del drammaturgo Moschione conservata presso il Museo Archeologico Nazionale di Napoli (inv. n. 6238).
All’interno del mondo classico, l’abbigliamento aveva un importante valore simbolico e – allora come oggi – rappresentava l’espressione di un’identità sociale e culturale. La veste (chitone), il mantello (himàtion) e i sandali che il personaggio indossa sono infatti tipici di quella cultura macedone cui il poeta sembrerebbe essere stato particolarmente affine. A proposito della veste, essa è visibile solo sul lato destro del torace ed è cucita sopra la spalla e sulla parte superiore del braccio, mentre sulla parte alta dello sterno forma una caratteristica piega a “V”; inoltre, essa è celata da un mantello che attraversa diagonalmente il petto della figura e ricade sulla sua spalla sinistra fino a ricoprirne le gambe, la parte inferiore del corpo e il dorso. Riguardo alle calzature, questa statuetta si distingue tra le numerose repliche con lo stesso soggetto grazie al fatto di conservare su entrambi piedi uno specifico modello di sandali detti trochàdes che, pur essendo di origine greca, presentano la lingula, ossia una linguetta di cuoio tipica dell’età romana che correva lungo il collo del piede e che aveva la duplice funzione di ornare la scarpa e di proteggere la pelle dagli sfregamenti delle stringhe. L’opera sarebbe dunque una copia romana del monumento dedicato a Menandro dagli Ateniesi intorno al 293 a.C., localizzato alle pendici dell’Agorà nei pressi del teatro di Dioniso.
Per quanto riguarda il sedile, esso potrebbe essere interpretato come un elemento distintivo dell’iconografia dei poeti ellenistici che alluderebbe a un ambiente domestico confortevole e a uno stile di vita ritirato che favorisce l’ispirazione poetica oppure come un riferimento al posto d’onore all’interno del teatro riservato ai cittadini più in vista.
A proposito dei restauri, la testa che vediamo oggi ritrae un uomo sbarbato con lo sguardo rivolto lontano e un’aria assorta, mentre quella antica – ormai perduta - in origine doveva essere orientata in un’altra direzione; inoltre, l’ampia fronte segnata da due profonde rughe e appena stempiata è in dissonanza con l’ovale pieno e morbido del viso tipico di un giovane. L’avambraccio destro e la mano corrispondente sono a loro volta dovuti a dei rifacimenti moderni: sebbene anche in antico – considerata la posizione della spalla e del braccio - l’uomo dovesse poggiare la mano sulle ginocchia, non è possibile stabilire se tenesse o meno in mano qualcosa, pertanto la ricostruzione moderna propone una propria interpretazione attraverso l’inserimento di un rotolo di pergamena (volumen) nella composizione. Anche il polso e l’avambraccio sinistro, così come il dito indice della mano sinistra e la porzione anteriore della base, comprese le dita del piede sinistro e parte della sua calzatura, sono frutto di un restauro.
Nonostante dunque gli aspetti formali sembrino orientare la datazione al periodo proto-imperiale (metà I sec. d.C. - II sec. d.C.), in assenza della testa originaria e tenuti di conto i numerosi rifacimenti, resta assai complicato collocare cronologicamente la scultura con assoluta precisione.
In conclusione, considerata l’approssimativa lavorazione del retro e dei lati e se accettiamo l’identificazione del personaggio in Menandro, questa scultura era con grande probabilità posta all’interno di una nicchia e destinata ad adornare la biblioteca o lo studiolo di un ricco cittadino. La presenza in una casa privata della replica del monumento ateniese raffigurante il poeta seduto aveva così un valore simbolico ed era il segno dell’appartenenza del proprietario a una élite culturale.
La statua entrò a far parte della collezione delle Gallerie tra il 1704 e il 1753, anno in cui è riportata per la prima volta negli inventari della Regia Galleria; tuttavia, i documenti d’archivio non consentono di stabilire la provenienza e la data di acquisto esatte. Secondo gli inventari settecenteschi la statua fu inizialmente posta in deposito nella sala a destra della Tribuna del Buontalenti e poi nel Magazzino del primo piano; la si ritrova all’inizio del XIX secolo tra le opere del Ricetto delle Iscrizioni posta al centro di un’ala della sala fino al 1923. Negli anni ’20 del Novecento, infatti, la statua deve essere stata spostata nei depositi del Museo, per finire in tempi più recenti nei depositi di Villa Corsini a Castello, dove è rimasta fino al 2024.
Modello 3D, realizzato in collaborazione con Indiana University, Politecnico di Milano e Università di Firenze: http://www.digitalsculpture.org/florence/main/model/9fcc0d2ff8874611ace1a2edb6ab69e9
A.Mansuelli, Gallerie degli Uffizi. Le sculture II, p. 63, Istituto Poligrafico dello Stato, Roma, 1961; F. Paolucci, A.Romualdi, L’Antiquarium di Villa Corsini a Castello, Guida alla visita del museo e alla scoperta del territorio, pp. 39 - 41, Edizioni Polistampa, Firenze, 2010; P. Persano, Una Statua Dalle Molte Vite. Biografie Di Un Menandro “romano” Inedito in Una Collezione Privata Genovese, p. 399 in Mitteilungen des Deutschen Archäologischen Instituts, Römische Abteilung, 122, pp. 387 – 418, 2016; M. Rodinò, La calzatura come espressione di identità e gusto. Una replica del monumento a Menandro agli Uffizi in Espressioni e Poetiche dell’identità a cura di A. Casadei, M. Foschi Albert, P. Liverani, pp. 471 – 489, Pisa University Press, Pisa, 2022