Pallade e il centauro
Sandro Botticelli (Firenze, 1445 -1510)
Come gli altri dipinti di soggetto mitologico di Botticelli, anche quest’opera, raffigurante una giovane donna armata di un’ascia da battaglia e intenta a trattenere per i capelli un centauro, presenta molti dubbi di interpretazione. Sulla base delle citazioni in inventari e fonti letterarie di poco successive alla realizzazione del dipinto, si tende a riconoscere nella avvenente e fiera figura femminile Minerva, dea della sapienza, oppure Camilla, vergine guerriera perita in battaglia per difendere la patria ed esempio di castità.
Il centauro, creatura mitologica dove l’uomo si fonde con la bestia, simboleggia gli istinti ferini dell’umanità, pertanto l’opera è da intendersi come un’allegoria della virtù che frena il temperamento sanguigno e passionale.
La giovane donna indossa una veste ornata ripetutamente dal motivo dell’anello di diamante corrispondente all’impresa adottata da diversi componenti di casa Medici. La sua figura è avvolta da tralci vegetali, forse l’olivo consacrato a Minerva oppure il mirto, pianta associata a Camilla. Ai Medici, e precisamente a Lorenzo di Pierfrancesco, cugino di Lorenzo il Magnifico, apparteneva il dipinto e potrebbe essere stato commissionato in occasione del suo matrimonio con Semiramide Appiani, nel 1482.
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