Morgante sopra una tartaruga
Copia novecentesca da originale in marmo di Valerio Cioli (Settignano, Firenze 1529 circa - Firenze 1599)
Nudo, pingue e a cavalcioni di una tartaruga, il nano Morgante si atteggia a nobile condottiero e alza il braccio, per chiedere il silenzio e parlare, replicando ironicamente l'aulico gesto di Marco Aurelio in Campidoglio a Roma. La statua del nano più celebre al mondo si trova al Giardino di Boboli, presso la Porta di Bacco, dal 1579, quando fu mutuata in fontana. Il marmo venne scolpito da Valerio Cioli tra il 1564 e il 1568 su richiesta di Cosimo I de' Medici, alla corte del quale Braccio di Bartolo, in arte Morgante, prestava servizio dal giugno 1541. La grossa tartaruga è un'allusione all’impresa del Duca di Firenze: la tartaruga con la vela e il motto ‘festina lente’. Per ragioni conservative, al posto dell'originale è esposta una copia moderna.
Braccio di Bartolo proveniva dalla campagna bolognese; affetto da nanismo, fu ceduto dai suoi genitori alla corte fiorentina di Cosimo de'Medici ed Eleonora di Toledo, nella speranza di una vita protetta ed agiata. A corte Braccio venne subito ribattezzato 'Morgante', come il protagonista di un popolare poema burlesco scritto da Luigi Pulci nel 1483, che narrava le avventure di un gigante dall’intelligenza di un bambino. Tale nome stigmatizzava il contrasto con lo spirito del buffone di corte, nano e intelligentissimo. Morgante fu una delle compagnie preferite dai Duchi, tanto che Cosimo gli fece dono di un podere presso Arezzo.