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Orchidea – Genere Ophrys

Collezione
Botanica

L’origine del nome di questo genere è controversa e l’ipotesi più accreditata lo fa derivare dal greco oprùs (sopracciglio), riferito alla pelosità diffusa del labello.
Le Ophrys sono endemiche nell’area mediterranea, soprattutto europea.
L’apparato radicale è composto da due, raramente tre, tubercoli ovoidali. Il fusto è carnoso e può misurare da 10 a 50 cm di altezza. I fiori, distanziati tra loro, sono posti sulla parte superiore del fusto e la loro dimensione, che varia da specie a specie, è dell'ordine di 15x20 mm.
Come in tutte le Orchidaceae (vedi schema), i fiori hanno simmetria bilaterale e sono suddivisi in 6 parti, tre esterne dette sepali e tre interne dette petali, che si dispongono alternati. In Ophrys i petali laterali sono più o meno allungati con bordo liscio o variamente increspato, mentre quello posto in posizione inferiore (labello) è molto sviluppato ed imita la forma dell’addome di un insetto femmina, con pelosità vellutata ed un disegno non peloso (macula o specchio) più o meno elaborato e caratteristico per ciascuna specie. L’attrazione esercitata dalle Ophrys sull’insetto impollinatore è infatti di tipo sessuale, per mezzo di stimoli visivi, olfattivi e tattili. Nel labello ci sono importanti segni distintivi per il tipo d’insetto da attrarre e di conseguenza per agevolare la classificazione di specie, come la presenza o meno di una appendice basale detta apicolo e di due escrescenze laterali, dette gibbe, che, quando presenti, sono più o meno accentuate. Alla sommità del labello ci sono gli organi riproduttori maschile e femminile, saldati insieme a formare il cosiddetto ginostemio, sotto al quale c'è un'apertura, la cavità stigmatica. La zona intorno al ginostemio imita la testa della femmina, con i cosiddetti pseudo-occhi posti ai lati della cavità stigmatica e il campo basale sotto di essa. Il labello funge da campo di atterraggio dell’insetto maschio. Questo infila la testa all'interno della cavità stigmatica, che gli si adatta specificamente e, così facendo, asporta il polline adesivo che pende dall'apice del ginostemio stesso, detto rostro.
Nel Giardino di Boboli sono presenti 7 specie di Ophrys, un ibrido e due varianti cromatiche.

Ophrys apifera
Il nome specifico deriva dal latino apis (ape) e fero (io porto) e allude alla forma del fiore.
Il fiore è caratterizzato da petali laterali molto piccoli (sepali), spesso ripiegati all’indietro, di colore che varia dal bianco al rosa intenso. Il labello ha forma globosa, con gibbe coniche ben evidenti e molto pelose. Il rostro del ginostemio è acuto, lungo, a forma di “S”. L’apicolo è triangolare, rivolto all’indietro e nascosto sotto il labello.
O. apifera è l’unica del suo genere a prediligere l’autoimpollinazione: le sacche polliniche tendono ad uscire dai loro alloggiamenti e ad allungarsi verso il basso già prima della fioritura e, se l’insetto non visita il fiore, esse cadono nella cavità stigmatica e provocano l’impollinazione. Questa particolarità origina molte forme varianti o varietà e anche forme con anomalie morfologiche.
Nel Giardino di Boboli fioriscono 2 varietà:
-         Ophrys apifera var. aurita, con petali stretti e lunghi, di colore verdastro.
-         Ophrys apifera var. chlorantha, con labello completamente giallo e sepali bianchi.
Il periodo di fioritura di O. apifera va da maggio a giugno, a seconda dell’altitudine.
A Boboli ci sono numerose piante sui Prati di Ganimede.

Ophrys appennina
Il nome deriva dalla sua presenza sulla maggior parte della catena appenninica, dal Piemonte alla Calabria.
Pianta di norma robusta, con fusto slanciato e infiorescenza rada formata da fiori di medie dimensioni, presenta sepali da bianco a rosa chiaro, petali rosati piccoli, triangolari e allungati, con apice arrotondato e bordi pelosi. Il labello è trapezoidale, più largo che lungo, ricoperto da una pelosità bruna. La macula ha un disegno semplice ed occupa la parte basale del labello. Le gibbe sono ben evidenti, appuntite, rivolte verso l’esterno; l'apicolo è grande, giallo, tridentato o pluridentato, rivolto in avanti, il ginostemio corto.
Gli impollinatori sono api solitarie del genere Eucera.
O. appennina fiorisce in aprile-maggio e ne sono note in Boboli 2 piante, rispettivamente sui prati di Ganimede e del Pegaso.

Ophrys classica
Deve il nome di specie al latino classis (della flotta, navale) in quanto, secondo l’idea dei descrittori, localizzata lungo le coste tirreniche. In realtà è presente in tutta l’Italia peninsulare, lungo la catena appenninica.
È una pianta slanciata, con fiori numerosi, radi e disposti alla sommità del fusto. I sepali sono verde brillante o verde biancastro. I petali laterali sono oblunghi, con i bordi paralleli e ondulati ed estremità tronca, verde brunastri, più scuri dei sepali. Il labello ha forma squadrata, è molto convesso, marrone, coperto di una pelosità diffusa bruno rossastra e giallastra sui bordi, e macula con disegno semplice ad “H”. Le gibbe sono molto pronunciate, arrotondate, pelose sul lato esterno; l'apicolo è molto piccolo, verde giallastro, rivolto in avanti e inserito in una piccola incisura.
Gli impollinatori sono api del genere Andrena. I fiori si decolorano rapidamente quando fecondati.
Fiorisce da febbraio a fine aprile, sui prati del Pegaso, di Ganimede e della Botanica Superiore.

Ophrys funerea
Il nome deriva dal latino funereus (funebre), riferito al colore scuro del labello.
È diffusa in Sardegna e Italia centrale, dall’Appennino Ligure a quello Lucano, in stazioni isolate in Piemonte, Lombardia e fino in Puglia.
I fiori sono di piccole e medie dimensioni, scuri, distanziati sul fusto; sepali e petali laterali sono verdi; il labello con tre lobi, convesso, più lungo che largo, è attraversato da un solco longitudinale fino sotto la macula. I lobi laterali sono ripiegati verso il basso. La macula è grande, scura, da blu a rossastro. La pelosità del labello è molto fitta, rossastra intorno alla macula e più scura (nerastra) scendendo verso l’apice. Poco appariscente è la colorazione giallastra del bordo.
Viene impollinata da due specie di apidi del genere Andrena.
Fiorisce in maggio. Nel Giardino di Boboli è nota attualmente una sola pianta sui prati di Ganimede.

Ophrys minipassionis
È così denominata per la somiglianza del fiore con quello di O. passionis, ma di dimensioni ridotte.
È presente dalla Toscana alla Puglia, ma essendo una specie di recente determinazione, l’areale deve essere ancora definito con precisione.
La pianta è robusta e slanciata, con infiorescenza all’apice del fusto, costituita da fiori medio-piccoli, radi. I sepali sono verdi, i petali di forma ellittica a bordi paralleli, tronchi all’estremità, sono di un verde più scuri dei sepali. Il labello è generalmente piccolo, molto convesso e arrotondato, da bruno scuro a nerastro, con pelosità bruno ruggine, tendente al giallastro sul margine. La macula ha disegno semplice e di colore simile al labello. L'apicolo è molto piccolo, racchiuso in una ben evidente incisura.
Fiorisce da metà aprile a metà maggio. Ne sono note attualmente poche piante alla Botanica Superiore.

Ophrys maritima
È così denominata per la sua presenza lungo le coste di Liguria e Toscana, dove è presente anche in parte dell’entroterra.
I fiori, all’apice del fusto, sono relativamente radi e di dimensioni piuttosto grandi. I sepali sono verde chiaro, con una venatura centrale più scura, i petali oblunghi, rettangolari, verde scuro, con bordi paralleli ed ondulati, apice tronco. Il labello è convesso, ovale, arrotondato, privo di gibbe, con pelosità bruna ben evidente e un sottile bordo giallo. Il disegno della macula può essere semplice o molto complesso. La cavità stigmatica è piccola, stretta alla base. Il ginostemio è molto inclinato sul labello. Gli pseudo-occhi sono grandi e verdastri. L'apicolo è piccolo e triangolare.
Fiorisce da metà marzo a metà aprile, in Boboli ha la stessa distribuzione di O. classica.

Ophrys romolinii
Il nome è un omaggio al naturalista italiano contemporaneo e socio di G.I.R.O.S., Rolando Romolini.
Pianta robusta e slanciata, porta 2-8 fiori grandi, radi, distribuiti lungo il fusto. I sepali sono da biancastri a rosati, raramente verdi, con linee mediane verdastre. I petali, allungati, con bordi regolari e ad estremità acuta, sono generalmente color porpora e comunque di norma più colorati dei sepali. Il labello è grande, unico tra le Ophrys per il caratteristico profilo a forma di sella (dovuto alla concavità in senso longitudinale e alla parte distale rialzata), nerastro, vellutato, dotato di una importante pelosità marginale, lunga, densa e di colore bruno rossastro. La macula a forma di scudo è posizionata verso l’estremità del labello e può essere colorata da blu oltremare a rosso violaceo. Caratteristiche uniche sono anche il campo basale non delimitato e di conseguenza la cavità stigmatica aperta, più alta che larga.
Di colore nerastro, essa presenta un’area bianco-verdastra al centro.
Gli impollinatori sono apidi del genere Megachile.
Fiorisce da metà aprile a fine maggio. Nel Giardino se ne conoscono alcune piante sui prati sotto la fontana del Nettuno e intorno alla Fontana di Ganimede e a Botanica Superiore.

Ophrys ×bobolensis
Ibrido fra Ophrys classica e Ophrys maritima, deve il suo nome al Giardino di Boboli, dove è stato riconosciuto e descritto per la prima volta.
La formazione di ibridi è un fenomeno abbastanza frequente nelle orchidee spontanee, che utilizzano insetti per il trasferimento dei gameti da un fiore all’altro. Nelle orchidee del genere Ophrys, a cui appartiene l’ibrido descritto, l’aspetto del fiore imita la forma della femmina dell’insetto impollinatore, che viene attratto anche da stimoli odorosi specifici. La formazione di ibridi è il frutto di un doppio “errore” dell'insetto maschio, che scambia il fiore di più di una specie presente nelle vicinanze per la propria femmina.
L’ibrido descritto mostra dimensioni dei fiori e campo basale analoghi a Ophrys classica, pseudo-occhi e angolo acuto tra ginostemio e labello come Ophrys maritima. Presenta inoltre caratteri intermedi tra le due specie parentali relativamente a petali, cavità stigmatica, campo basale, macula.
È stato individuato nella primavera 2020 sui prati della Botanica Superiore, in vicinanza delle specie parentali, che sono presenti con alcuni esemplari nella stessa aiuola. Il periodo di fioritura è compreso fra la fine di marzo e la fine di aprile.

Bibliografia

Orchidee d’Italia: Guida alle Orchidee spontanee. GIROS, Gruppo italiano per la ricerca sulle orchidee spontanee, Cornaredo 2024, pp. 181, 205, 207, 240, 242, 256, 266; R. Romolini, R. Souche, Ophrys d’Italia, Saint-Martin-de-Londres, 2012, pp. 112, 258, 342, 362, 378, 482, 492; R. Romolini, G. Nieri, F. Petrucci, Aggiornamento sulla presenza di Orchidaceae nel Giardino di Boboli (Firenze) e descrizione di un nuovo ibrido di Ophrys ivi rinvenuto, in “GIROS OSE”, 2022, 65, I, pp. 60-68.

 

Testo di
Fabrizia Petrucci, photo Rolando Romolini
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