Orfeo e Euridice
Alberto Savinio (Atene 1891-Roma 1952)
Pseudonimo di Andrea de Chirico, scelto per distinguersi dal fratello Giorgio, Alberto Savinio inizia a dedicarsi alla pittura nel 1926, dopo anni da musicista, critico e scrittore. In questo dipinto, con un procedimento ricorrente in tutti i campi artistici sperimentati, Savinio traspone con spiazzante ironia un tema mitologico nella realtà contemporanea.
In particolare, il soggetto di Orfeo è molto caro all’artista e presente nella sua pittura fin dagli anni parigini, in dipinti, riflessioni letterarie e musicali, come nell’opera in un atto solo e musica, ambientata nel presente, “Orfeo vedovo”, rappresentata il 24 ottobre del 1950 al Teatro Eliseo di Roma, per la quale Savinio scrive musica e libretto e disegna scene e costumi. Questo dipinto fa esplicito riferimento all’opera musicale: seduti sul medesimo divano presente in scena a teatro, Orfeo e Euridice, con il consueto spostamento al presente del mito, hanno le fisionomie del figlio dell’artista Ruggero e della studiosa Irene De Guttry. Orfeo/Ruggero indossa il costume con l’immancabile lira ricamata sul petto come l’attore in scena.
L’attenzione costante di Savinio a questa tema, con interpretazioni che variano e sono nel tempo anche contrastanti fra loro, trova esito nella riflessione sulla funzione della poesia e quindi più in generale dell’arte, esemplificata dalla figura del cantore Orfeo con il quale l’artista si identifica.
L’opera è acquistata per la Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti alla XXVII Biennale di Venezia del 1954.