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Pala della Madonna della neve

Stefano di Giovanni, detto il Sassetta (Cortona? 1400 c. - Siena 1450)

Data
1432
Collezione
Pittura
Collocazione
B2 Sassetta - Andrea del Castagno
Tecnica
Tempera su tavola
Dimensioni
240 x 256 cm
Inventario
Contini Bonacossi n. 1
Iscrizioni

“Stefanus de Senis… pinxit” sulla parte inferiore della predella

Commissionato da Ludovica Bertini, ricca vedova del senese Turino di Matteo, questa tavola fu realizzata nel 1432 dal Sassetta, uno dei più noti pittori senesi del Quattrocento.

Il dipinto, passato alla storia con il nome di “Madonna della Neve”, raffigura la Vergine che siede in trono col Bambino ed è incoronata da due angeli. Dietro al gruppo divino si stagliano altre due angeli, uno dei quali regge un vassoio pieno di neve, mentre l’altro sta formando con le mani una palla di neve; ai lati stanno in piedi i santi Pietro e Paolo e, inginocchiati, San Giovanni Battista e San Francesco. Quest’ultimo, in particolare, costituisce un richiamo alla committente Ludovica Bertini, che dopo la morte del marito entrò nell’Ordine francescano, come pure i due stemmi sulla base del trono, che si riferiscono alle famiglie della donna e del marito. Nella predella, divisa in sette scomparti, viene narrata la vicenda del miracolo della Madonna della Neve, connessa con la fondazione della basilica di Santa Maria Maggiore a Roma: secondo la tradizione il perimetro originario della chiesa romana sarebbe stato tracciato sulla neve da Papa Liberio, dopo la straordinaria nevicata dell’agosto del 352.  

Questa grande pala, destinata alla Cappella di San Bonifacio nel Duomo di Siena, è un esempio tra i più significativi dell’arte del Rinascimento senese. Rappresenta una evidente fase di passaggio dal trittico tradizionale alla tavola quadrata, con richiami sia alla raffinatezza dell’arte gotica di Simone Martini che a quella rinascimentale di Masaccio.

Dalla fine del XVI secolo, il dipinto subì diversi spostamenti nella provincia senese tra San Galgano e Chiusdino; fu acquistato dalla famiglia Contini Bonacossi nel 1936.

Testo di
Daniela Parenti
Video
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