Cristo che guarisce gli ammalati (“La stampa da cento fiorini”)
Rembrandt Harmenszoon van Rijn (Leida 1606 – Amsterdam 1669)
Figura miracolosa e salvifica per eccellenza è Gesù, qui presentato secondo il racconto evangelico di Matteo (“Gesù partì dalla Galilea e andò nel territorio della Giudea, al di là del Giordano. E lo seguì molta folla e colà egli guarì i malati”, Mt 19,1-2). Rembrandt riunisce in un’unica scena diversi episodi mettendoli a confronto con un personale e organico sforzo di interpretazione. Quella che ne deriva è una delle sue più celebri incisioni, che accosta il tema della guarigione dalle infermità a quello della purezza dell’anima - “Lasciate che i bambini vengano a me, perché di questi è il regno dei cieli” (Mt 19, 14).
Sorprendono le varie gestualità e le diverse espressioni dei personaggi rappresentati, un’umanità derelitta che osserva una precisa disposizione rispetto alla figura di Cristo: gli infermi alla sua destra, dalla parte della mano che benedici e i bambini accompagnati dalle madri accorrono da sinistra, verso la mano che accoglie. Un gruppo di scettici farisei (“Allora gli si avvicinarono alcuni farisei per metterlo alla prova”, Mt 19, 3) apre la scena a sinistra e un cammello la chiude a destra sullo sfondo (“… è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei cieli”, Mt 19, 13).
La tecnica mista adottata da Rembrandt in quest’opera connota l’artista come eccezionale sperimentatore. Per l’esecuzione della matrice della stampa, infatti, accostò l’incisione con l’acido (l’acquaforte) a quella diretta eseguita con il bulino, preciso e tagliente, e alla puntasecca, stilo metallico che restituisce un tratto morbido e vellutato. Solo così poté raggiungere i neri profondi dell’oscurità più insondabile, contrapposta all’accecante luce divina ottenuta a risparmio col bianco della carta. Cristo è collocato al centro, nel punto cruciale e di maggiore contrasto tra luce e ombra. Tra questi due estremi, le raffinate variazioni tonali dei grigi conferiscono profondità alla scena. Semplici linee di contorno tracciano i personaggi avvolti dalla luce – come quello che parrebbe essere il giovane ricco invitato invano da Gesù a vendere i suoi averi e seguirlo (Mt 19, 22), e al quale rimanda pure la figura del cammello – mentre fitti tratteggi paralleli e incrociati insistono sulle figure parzialmente o totalmente in ombra.
L’incisione, di grande formato, è comunemente nota come “La stampa da cento fiorini” probabilmente in riferimento al prezzo di vendita. Le fonti riportano anche l’aneddoto secondo cui Rembrandt, volendo acquistare delle stampe di Marcantonio Raimondi pari a quel valore, le avrebbe barattate con un esemplare di quest’opera.