Ritratto femminile detto “La Gravida”
Raffaello (Urbino 1483 – Roma 1520)
Non abbiamo certezze sull’identità della donna ritratta in primo piano su un fondo nero, con una mano appoggiata su un piano a stringere un guanto e l’altra posata sul ventre prominente. Questo vistoso dettaglio portò alcuni commentatori ottocenteschi a ritenere che la protagonista fosse incinta, dando avvio alla tradizionale titolazione di “Gravida” che ancor oggi caratterizza questo dipinto. In passato si è ritenuto che potesse trattarsi di una discendente della famiglia Bufalini di Città di Castello per via dei due bufali affrontati, visibili sul bordo della reticella fermacapelli; altri hanno pensato che si trattasse di Emilia Pia, figlia di Marco I Pio signore di Carpi, cognata dei duchi di Urbino, Guidubaldo ed Elisabetta Gonzaga, e insieme a quest’ultima ricordata dal Castiglione nelle pagine del Cortegiano, uno dei trattati più celebri del tempo, incentrato sull’educazione di uomini e donne di corte. Nessuna di queste ipotesi, però, ha trovato sufficiente seguito presso gli studi e la dama conserva ancora, per il momento, il suo mistero.
L’abbigliamento è composto da un abito bianco sormontato da un corpetto giallo con fascia nera completato dalle ampie maniche di damasco rosso agganciate alle spalle con sottili fiocchetti, e risponde ai dettami della moda femminile di primo Cinquecento, indicando l’elevato rango sociale della protagonista al pari degli anelli e della catena d’oro il cui pendente scompare nella scollatura. La reticella a maglie fitte raccoglie ordinatamente i capelli mentre in una prima stesura, individuata dalle indagini radiografiche, qualche ciocca sfuggiva lievemente, spiccando sul fondo nero. La scena viene poi completata da un piano su cui la donna appoggia la mano col guanto; l’inclusione di questi elementi di arredo dilata il campo di osservazione intorno alla figura, così da renderla più imponente rispetto ai ritratti eseguiti da Raffaello in precedenza (come ad esempio i ritratti dei duchi di Urbino). Un’analoga ricerca spaziale, trasposta però en plen air, riguarda del resto anche i ritratti dei coniugi Doni, in anni non distanti da quelli in cui fu eseguita la Gravida. Come i Doni, anche la Gravida nasce dall’esperienza maturata da Raffaello al cospetto della pittura di Leonardo, in particolare della Gioconda, iniziata a Firenze intorno al 1503 e poi lasciata incompiuta dal maestro. Per comprendere quanto Raffaello fosse cambiato rispetto ai tempi di Urbino e Perugia, e quanto nel primo decennio abbia progressivamente abbandonato le dolcezze del suo maestro Perugino per approfondire l’indagine del carattere e del sentimento nei suoi protagonisti, occorre osservare in particolare il delicato studio di ombre e luci e insieme la capacità di approfondimento psicologico esemplare nello sguardo serio, profondissimo della Gravida. Sono caratteri che nel tempo diventano sempre più peculiari per Raffaello e s’intrecciano con una più sicura capacità di dominare le forme, rendendole solide, nitide, pronte a imporsi nello spazio. Per tali motivi di stile, in assenza di ulteriori riscontri documentari, gli studiosi hanno ipotizzato una datazione agli ultimi anni del soggiorno fiorentino, cioè intorno al 1507, prima della partenza dell’artista per Roma.
S.Padovani, in Raffaello da Firenze a Roma, a cura di A. Coliva, Milano, 2006, pp. 129-130; S. Padovani in I dipinti della Galleria Palatina e degli Appartamenti Reali. Le Scuole dell’Italia Centrale 1450-1530, a cura di S.Padovani, Firenze 2014, scheda 74 pp.367-371