Ritratto di Galileo Galilei
Justus Suttermans (Anversa 1597 - Firenze 1681)
Il ritratto di Galileo Galilei (1564-1642) è uno dei più celebri di Suttermans. Lo aveva commissionato Elia Diodati (1576- 1661), un giurista di origini lucchesi vissuto tra Ginevra e Parigi, caro amico dello scienziato, impegnato fin dagli anni ’20 a diffondere i suoi scritti in Europa e a progettare dopo la sua morte la pubblicazione della sua opera omnia.
Il taglio della figura a mezzo busto concentra l’attenzione sul volto pallido del protagonista e sullo sguardo diretto fuori campo, ispirato e visionario al tempo stesso. All’altezza cronologica del dipinto, Galileo aveva circa 70 anni e viveva costretto all’esilio nella campagna appena fuori Firenze, sulla collina di Arcetri. L’indagine acuta dei dettagli, dalle trasparenze dell’incarnato alla consistenza lanosa della barba e agli effetti serici del colletto, candido sulla toga dottorale, vengono resi in una materia pittorica densa e ricca, che riflette l’impressione della pittura veneta cinquecentesca.
La storia dell’acquisizione del dipinto nelle raccolte medicee viene tramandata da Filippo Baldinucci in una intensa pagina della biografia dedicata a Suttermans, dove si narra come dopo la morte di Galileo, avvenuta nel 1642, il suo discepolo Vincenzo Villani avesse domandato al Diodati notizie del ritratto del maestro e questi avesse risposto di averlo tra le sue cose più care, ma di essere disposto a farne dono a Ferdinando II qualora non avesse esemplari della sua effigie. “Tutto questo il Viviani palesò al Granduca che benignamente gradì l’offerta; onde non andò molto, che il quadro fu mandato a Firenze al Viviani, il quale prontamente al Serenissimo lo presentò: ed è quel maraviglioso ritratto, che oggi si vede nella Real Galleria”. Cosimo III ne ordinò poi l’esposizione nella Tribuna, dove rimase per tutto il XVIII secolo.