Ritratto di Vibia Sabina
Arte romana
La scultura rappresenta Vibia Sabina, moglie dell’imperatore Adriano (117-138 d.C). Il volto, dai tratti idealizzati in un’eterna giovinezza, non appare più quello di una donna, ma di una dea. La capigliatura, elegante, pur nella sua semplicità, è divisa al centro della fronte in morbide ciocche ondulate ai lati, tirate indietro e trattenute da un cercine liscio, con un ricciolo libero sugli zigomi. I capelli sono poi raccolti sulla nuca a formare in alto una sorta di morbida ciambella. La testa è inserita su un elegante busto moderno, drappeggiato, in marmo lunense.
Il tipo ritrattistico è il cosiddetto “tipo principale” di Sabina, creato attorno al 130 d.C., che richiama intenzionalmente, specialmente nell’acconciatura, la raffigurazione di divinità femminili del IV secolo a.C., conferendo all’imperatrice al contempo un’aura solenne e distaccata, ma anche conforme all’indirizzo politico e culturale del Principato di Adriano, di cui Sabina, in quanto sua Augusta, costituisce una delle icone. Sebbene relegata dalla storiografia in posizione assolutamente secondaria nella descrizione del regno del marito, Sabina mostra infatti, nella frequente ripetizione della sua effigie pubblica, come anche in questo tipo ritrattistico, il suo ruolo di elemento fondamentale nella propaganda ufficiale del consorte.
L’opera, di provenienza ignota, è attestata in Galleria dal 1704, come dimostra l’Inventario di quell’anno; certa è anche la sua temporanea esposizione nel Ricetto delle Iscrizioni.
Modello 3D realizzato in collaborazione con Indiana University.
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