Ritratto virile tipo ‘Copenhagen – Firenze – Liverpool’ su erma moderna, cd. Socrate
Arte romana
Il ritratto raffigura un uomo in età matura, dal volto assorto e segnato da rughe sulla fronte e ai lati del naso. Una barba lunga e composta da ciocche ondulate gli incornicia il viso. I baffi lunghi celano in parte le labbra serrate. La capigliatura, che copre quasi interamente la nuca e le orecchie, appare diradata verso la sommità del capo ed è più lavorata e tridimensionale sulla fronte e ai lati rispetto al retro.
Sono delle integrazioni moderne il naso, la parte centrale della chioma con parte della fronte, il collo, il busto ad erma e vari tasselli nella capigliatura, nella barba e nei baffi.
Sul lato destro del busto si trova l’iscrizione SOCRATES in nero, la quale in passato fu usata per l’identificazione dell’uomo ritratto; tuttavia, escluso il naso corto e schiacciato – frutto però di un rifacimento moderno –, niente avvicina l’uomo alle fattezze del filosofo, ricordato nelle fonti (Platone, Symp., 215 A-B; Platone, Teeteto, 143E; Senofonte, Symp., IV, 19 e V, 5.6) come simile a un Sileno e al satiro Marsia e il volto del quale è noto da numerose repliche di età imperiale. A proposito di queste copie, esse sono state ricondotte a due tipi ritrattistici del IV secolo a.C. noti come tipo A e tipo B.
Gli studi riconducono la testa degli Uffizi a un tipo, datato alla seconda metà del IV secolo a.C e denominato ‘Copenhagen – Firenze – Liverpool’, del quale sono noti altri sei esemplari; eppure, persiste l’incertezza sull’identificazione del personaggio. Stando alle similarità con il busto con armatura che si osserva nella replica di Napoli (Museo Archeologico Nazionale, inv. 6132), il personaggio doveva essere di rango militare. L’uso mascherato del trapano e la resa della capigliatura e della barba, con le ciocche definite a scalpello attraverso sottili incisioni, ma anche alcuni dettagli come le palpebre poco sporgenti e l’arrotondamento dell’angolo interno, si ritrovano anche in altri esemplari, come quello di Napoli, andando a favorire per il nostro marmo l’ipotesi di un’analoga datazione all’età giulio-claudia (I secolo d.C.).
L’entrata nelle collezioni degli Uffizi di questo ritratto attribuito a Socrate si deve a Luigi Lanzi, il quale nel 1781 (AGU, XIV [1781] a 36) cedette un ritratto di Lucio Vero presente in Galleria al conte Pandolfini in cambio di quest’erma: la mancanza dell’effigie del filosofo alla raccolta determinò il buon esito della transazione, anche se la testa Pandolfini fosse stata riconosciuta di minor qualità e valore del Lucio Vero. Il Socrate fu quindi esposto nella sala che già ospitava la collezione epigrafica granducale, il cosiddetto Ricetto o Gabinetto delle Iscrizioni, sul terzo corridoio, insieme ad altri ritratti di “Uomini Illustri” su erma.
F. Paolucci in V. Saladino (a cura di), Le antichità di Palazzo Medici Riccardi, II: Le sculture, pp.156 – 159, n. 52, Firenze, 2000 M. Caso in C. Gasparri (a cura di), Le Sculture Farnese, II: I Ritratti, pp. 24 – 25, n. 8, Milano, 2009; A. Muscillo, Ritratto virile tipo ‘Copenhagen – Firenze – Liverpool’ su erma moderna, cd. Socrate in Divina Simulacra. Capolavori di scultura classica della Galleria degli Uffizi, catalogo della mostra (Firenze, Gallerie degli Uffizi, 12 dicembre 2023 – 30 giugno 2024), a cura di F. Paolucci, pp. 80 – 81, Livorno,, 2023, e bibliografia precedente