Rovine delle Terme Antoniniane, in ‘Le Vedute di Roma’
Giovanni Battista Piranesi (Venezia 1720 – Roma 1778)
L’opera di Piranesi vedutista è tra quelle che più hanno segnato non solo l’immaginario settecentesco ma anche la visione dell’epoca romantica, col suo potere di legare l’attività mentale all’osservazione e all’identificazione di un luogo ma insieme di prolungarne anche l’immagine oltre i confini visuali. Spesso ne scaturiscono raffigurazioni che trascendono il loro valore documentario e il cui esito non è una descrizione della realtà ma una sua ricostruzione che offre piuttosto gli elementi per un “immaginario del ricordo”.
Dalla metà degli anni Cinquanta del Settecento Piranesi intensificò la drammaticità e l’impatto visivo delle tavole che andava aggiungendo alla serie delle ‘Vedute di Roma’, adottandovi importanti innovazioni nelle tecniche illustrative, come la veduta aerea di strutture complesse quali il Colosseo o gli antichi impianti termali. Nella sua enfasi monumentale questa ripresa delle Terme di Caracalla, note allora come Terme Antoniniane, è emblematica di un sistema di rappresentazione che oltre a proporre vedute prospettiche si sofferma sulla descrizione dei materiali e delle tecniche costruttive. La visione del complesso da Sud scavalca le pendici del Monte Celio e abbraccia le emergenze di chiese e monasteri contro il profilo compresso dei monti. La vegetazione contribuisce alla resa efficace dell’ambientazione extraurbana, popolata di viandanti, donne di malaffare, straccioni rintanati tra i ruderi, colorando la malinconia delle rovine di una tragica contemporaneità.