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Sala dell’Udienza privata o delle colonne, dell'Appartamento d'Estate

Angelo Michele Colonna (Cernobbio, 1604 – Bologna, 1687) e Agostino Mitelli (Bologna, 1609 – Madrid, 1660)

Data
1640
Tecnica
Dipinto murale realizzato ad affresco e in parte a tempera a secco

Questa sala, come la precedente Sala dell’udienza pubblica, ebbe in epoca medicea funzioni di rappresentanza e accoglienza nei confronti di nobiltà e ambasciatori. Anche qui l’impianto decorativo, affidato ai maestri della pittura prospettica, i bolognesi Agostino Mitelli e Angelo Michele Colonna, presenta grandiose architetture dipinte tese a espandere illusionisticamente lo spazio e a creare un effetto di magniloquenza e meraviglia.

L’ambiente, sebbene più ristretto, mantiene la suddivisione in due livelli, ed è dilatato da una galleria sopraelevata, composta da un elegantissimo loggiato con colonne cinte a spirale da un ramo di quercia, allusivo allo stemma della sposa di Ferdinando II de’Medici, Vittoria della Rovere.

Al centro del soffitto campeggia la scena raffigurante l’Apoteosi di Alessandro Magno: l’imperatore è seduto sul carro di trionfo, tirato da due cavalli bianchi ed incoronato con l’alloro da Apollo, protettore delle Lettere e delle Arti. Sulla sinistra la Fama con la tromba ne annuncia il trionfo e regge un cartiglio che invita ad emularne le virtù. Le imprese di Alessandro sono affrescate sulle pareti a monocromo e lumeggiate d’oro al fine di impreziosire e vivacizzare il tessuto cromatico della sala. Sulla parete centrale è dipinto, al di sotto dell’imponente stemma mediceo, il busto di marmo di ‘Alessandro morente’, il cui originale greco, nelle collezioni medicee dal 1580, è oggi esposto agli Uffizi. La celebrazione di Alessandro alludeva alla figura di Ferdinando II come protettore delle scienze e delle arti, asceso al potere come il condottiero macedone in giovane età.

Anche in questa stanza compaiono, tra le finte architetture, personaggi della vita di corte, come un bambino che gioca con il pappagallo, e un giovane che scruta il cielo con il cannocchiale, allusivo alle rivoluzionarie scoperte di Galileo Galilei, che proprio in quel periodo, seppur protetto dai Medici, subiva il processo che lo portò all’abiura.

Bibliografia

M. Mosco, L'appartamento d'Estate dei granduchi, in Palazzo Pitti. L'Arte e la Storia, Firenze 2000, pp. 90-104

Testo di
Daniele Rapino
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