Salone rosso
L’ambiente, parte del Quartiere del re Umberto I di Savoia, era in precedenza la Sala dell’Udienza dei granduchi lorenesi. La sala ha volta in stucchi dorati su fondo bianco, risalente come quelle delle stanze adiacenti agli anni Sessanta del Settecento, e alle pareti sfoggia un damasco di seta rosso cremisi con motivi di stelle e api che rivela senza dubbi la sua origine napoleonica. Fu infatti eseguito dalla manifattura fiorentina Burgagni durante il periodo Impero, su di un campione di seta lionese impiegata al castello di Versailles, giunto da Parigi per esplicito desiderio di Elisa Baciocchi. La consegna del damasco alla guardaroba avvenne dopo la caduta del Bonaparte; nonostante l’avvicendarsi delle dinastie, come può dirsi per altri arredi del palazzo, la stoffa fu messa in opera nel 1823. Successivamente in epoca sabauda, l’ambiente acquisì le sembianze di un salotto, grazie anche al tappeto a grandi fiori policromi, simile a quello della Camera del re - e come quello inviato a Pitti dalla Reggia di Parma - vicino al gusto più borghese della seconda metà dell’Ottocento.
D’altra parte questo stile si intonava meglio alle preferenze di Vittorio Emanuele II che, in previsione della permanenza della capitale a Firenze, acquistò all’Esposizione Italiana del 1861, tenutasi proprio a Firenze nel padiglione della Stazione Leopolda, il set composto dal divano, due poltrone, sei sedie e un tavolo, in legno intagliato, dorato e rivestito di velluto cremisi, prodotto della ditta torinese dei fratelli Levera. Sempre all’iniziativa del re si deve la commissione all’artista toscano Giuseppe Ciaranfi della tela raffigurante ‘L’elemosina del Collare’. L’opera, consegnata nel 1866, riproduce un episodio di generosità di Vittorio Amedeo II, primo re di Sardegna, avvenuto nel 1691, quando il sovrano donò il prezioso collare dell’Annunziata, simbolo dei Savoia, ai poveri di Carmagnola rasa al suolo durante la cosiddetta ‘Guerra dei nove anni’ ovvero la Guerra di Successione del Palatinato.