San Girolamo penitente in un paesaggio roccioso
Piero di Cosimo (Firenze 1461/1462 – 1521)
Questo grande foglio di Piero di Cosimo è in realtà il prodotto dell'incollaggio di più pezzi di carta. La necessità da parte dell'artista di ottenere una superficie sufficientemente ampia lascia supporre che lo studio costituisca un cartonetto per la realizzazione di un dipinto. La presenza in certi punti di tracce di stilo lungo i contorni eseguiti a carboncino, attesta il trasferimento, forse solo parziale, del disegno su un altro supporto, confermandone la funzione di modello. Tuttavia, l'opera finale, a cui esso era destinato, non è giunta fino a noi. Infatti, anche il dipinto d'analogo soggetto della Fondazione Horne, a cui in passato il foglio degli Uffizi è stato collegato, risulta profondamente differente.
La critica ha spesso evidenziato i possibili rapporti con la tradizione nordica per questo tipo di raffigurazione di San Girolamo immerso in un ampio scenario naturale, richiamando il nome del pittore fiammingo Joachim Patinier, o di Hans Memling, autore a sua volta di paesaggi detti “alla fiamminga”, molto apprezzati dalla committenza fiorentina nell’ultimo quarto del Quattrocento. A ben vedere, nello sfondo si notano numerose grotte, che, come quella di San Girolamo, sembrano abitate da monaci e scavate da mano umana. Tali caratteristiche, quindi, suggeriscono in questo caso una possibile derivazione del soggetto dalle più antiche raffigurazioni medievali della Tebaide.