San Sebastiano
Pio Fedi (Viterbo 1816-Firenze 1892)
Le guide ottocentesche ricordano questa scultura nella sua posizione originaria, la Sala delle Statue dell’Accademia di Belle Arti di Firenze, in uno dei locali riservati all’esposizione delle opere dei giovani studenti. Vi si trovava assieme agli altri perduti saggi di concorso risalenti al quadriennio di studi compiuto dal giovane Fedi a Roma a partire dal 1839, a stretto contatto con l’Accademia di San Luca, dove insegnava Pietro Tenerani.
Ultima prova del pensionato, noto anche come Il centurione, questo gesso fu terminato nel 1844 per il consueto appuntamento autunnale dell’esposizione fiorentina, ed i recensori entusiasti sottolinearono i progressi fatti da Pio Fedi durante il soggiorno di studio romano.
Oltre all’aspetto esecutivo, ad essere lodata fu soprattutto la scelta di rappresentare un soggetto cristiano in linea con le idee del cattolicesimo progressista e dell’estetica purista, in quegli anni diffuse in Toscana attraverso gli scritti di Niccolò Tommaseo e Pietro Estense Selvatico.
La critica moderna ha posto anzitutto in luce le qualità formali della scultura, rivelatrice di un atteggiamento sperimentale e libero nell’illustrazione del nudo, da ricondursi ad una tendenza specifica del quinto decennio del XIX secolo, comune anche altre opere, come i disegni di nudo di Niccolò Lapi, la Testa del Battista di Vincenzo Consani, ma soprattutto l’Abele morente di Giovanni Duprè.