Sant'Anna, la Madonna col Bambino e cinque angeli ("Sant'Anna Metterza")
Masolino (Tommaso di Cristofano Fini, detto) (1383/84 - documentato fino al 1435); Masaccio (Tommaso di ser Giovanni, detto) (San Giovanni Valdarno 1401 - Roma 1428)
SANTANNA HEDINOSTRA DONNA FAST[IGIO] sull'aureola Sant'Anna;
AVE MARIA GRATIA OLENA DOMINUS T[ECUM] nell'aureola della Vergine
AVE MARIA GRATIA PLENA DOMINUS TECUM BENEDICTA TU sulla base del trono
La pala era destinata alla chiesa fiorentina di Sant’Ambrogio "nella cappella che è allato alla porta che va al parlatorio delle monache", come specificato da Vasari. Da recenti ricerche d'archivio si sa che l'altare era intitolato a Sant'Anna e che l'opera fu commissionata da Nofri Del Brutto Buonamici, esponente di una famiglia di tessitori assai devota alla Vergine e i cui stemmi un tempo erano visibili nella parte inferiore della tavola.
L'opera è una delle tante testimonianze della particolare venerazione che Firenze nutriva per Sant’Anna: nella sua ricorrenza, il 26 luglio del 1343, i Fiorentini, insorti, avevano cacciato il podestà-tiranno Gualtieri di Brienne, duca di Atene, riconquistando la libertà.
Fu Roberto Longhi (1940) a ricondurre a Masolino parte dell'esecuzione assegnata da Vasari interamente a Masaccio. Spetta alla mano del più anziano maestro la monacale e severa figura di Sant’Anna che impone la sua benedizione sulla figlia, sia col gesto della mano che con la sua austera mole, facendosi vigile sentinella di Maria e dell’erculeo Bambino, personaggi costruiti da Masaccio insistendo su solide e piene volumetrie.
Il termine ‘Metterza’ proviene dal dialetto toscano due-trecentesco e significa “mi è terza” riferendosi a questa iconografia dove Anna compare in terza posizione, genitrice di Maria e progenitrice di Cristo.
Fabbriche di Storie