Madonna col Bambino in trono e angeli
Taddeo Gaddi (Firenze c. 1290/1300 – 1366)
nel gradino del trono: TADDEUS GADDI DE FLORE(N)TIA ME PI(N)XIT
nel tappeto: MCCCLV
QUESTA TAVOLA FECE FARE GIOVANNI DI S(ER) SEGNIA P(ER) REMEDIO D(EL)LA (A)NIMA SUA E D(EI) SUOI PASSATI
Secondo l’iconografia della Madonna in maestà, Maria siede come regina sul trono recando in grembo il figlio Gesù. Questi afferra teneramente le dita della madre e stringe nella mano destra un cardellino, attributo ricorrente nelle immagini di Gesù bambino, interpretato alternativamente come simbolo dell’anima rimessa nelle mani del Salvatore, o piuttosto prefigurazione alla Passione di Cristo, richiamata dalla maschera rossa che connota l’uccellino.
Ai lati del trono due angeli – ma le ali non sono in vista- offrono devotamente una pisside e una corona, suppellettili che connotano rispettivamente anche le sante Maria Maddalena e Caterina d’Alessandria, con le quali talvolta le due figure, abbigliate di rosso, sono state identificate. In basso altri angeli offrono vasi pieni di fiori alla Vergine col bambino e spandono profumo d’incenso con i turiboli, un motivo ispirato da una delle più venerate immagini mariane a Firenze, il dipinto di Bernardo Daddi del tabernacolo di Orsanmichele.
Come riporta l’iscrizione, la tavola fu commissionata da Giovanni Segni ad ammenda dei propri peccati e di quelli dei suoi antenati per la cappella di cui la famiglia aveva il patronato nella chiesa di San Lucchese a Poggibonsi (Siena). Lo stemma della casata è raffigurato al centro del gradino del trono.
Per la presenza dell’iscrizione col nome dell’autore e la data, la tavola costituisce un caposaldo nel percorso di Taddeo Gaddi, l’allievo di Giotto che, sopravvissuto alla terribile epidemia di peste nera, divenne il più autorevole rappresentate della tradizione giottesca dopo la metà del XIV secolo. L’ossequio a Giotto è manifesto in questa immagine che riprende nella composizione e in molti dettagli il modello della Maestà di Ognissanti (Uffizi), seppure resa più fastosa dalla ricchezza decorativa, come mostra la veste della Vergine, ornata dalle lettere S e M (Santa Maria). L’opera è anche una dimostrazione della maestria raggiunta da molti pittori del XIV secolo nella lavorazione della foglia d’oro e d’argento, impiegata, oltre che nello sfondo e nelle aureole, nella decorazione delle vesti, del trono e nella resa materica delle suppellettili.
Il dipinto, in deposito dalla Pinacoteca Nazionale di Siena, è esposto agli Uffizi dal 1914.