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Testa di divinità su erma moderna, cd. Anacreonte

Arte romana

Data
Fine del I secolo a.C. – I secolo d.C
Collezione
Scultura
Collocazione
Depositi Uffizi
Tecnica
Marmo greco
Dimensioni
h. 53 cm; h. della parte antica 27 cm
Inventario
1914 n. 385

L’aspetto attuale dell’opera è frutto di un restauro moderno: sono delle integrazioni il naso, la porzione sinistra della barba, l’erma e la parte inferiore del collo. La testa antica ritrae una figura maschile, la cui espressione e simmetria del volto, della chioma e della barba privano il personaggio di qualsiasi caratteristica fisiognomica. La fronte, bassa e triangolare, accoglie delle sopracciglia sporgenti che sovrastano gli occhi grandi e ben definiti. Lunghi e folti baffi nascondono il labbro superiore della bocca piccola e carnosa, leggermente dischiusa. Il volto è incorniciato da lunghe ciocche mosse, con scriminatura centrale e rese nel dettaglio grazie a profonde incisioni. Il capo è cinto da una larga fascia per capelli (tenia) annodata in corrispondenza della nuca e le cui estremità ricadono sulle spalle. La barba è folta e i suoi ciuffi, incisi minuziosamente, terminano in riccioli, conferendo al volto una forma allungata.

Proprio la presenza della tenia e la resa della capigliatura suggeriscono di riconoscere nel prototipo una scultura in bronzo della tarda età classica (intorno alla metà o al terzo quarto del V secolo a.C.). Per le superfici luminose, l’aspetto pronunciato del dotto lacrimale e l’uso dello scalpello nella resa della capigliatura, sembra plausibile datare questo ritratto tra la fine del I secolo a.C. e il I secolo d.C., in accordo anche con la cronologia attribuita alla replica di Villa Albani.

Nonostante la presenza sul lato destro dell’erma moderna dell’iscrizione ANACREON, i dubbi a proposito dell’identificazione di questo ritratto con quello del poeta greco Anacreonte sono stati avanzati sin dall’entrata della statua nelle collezioni delle Gallerie.

L’esistenza di altre diciassette repliche del marmo fiorentino testimonia che in questo sia da individuare la copia romana di un originale greco evidentemente ben noto che, in ragione dell’espressione priva di emozioni e della divisa centrale dei capelli, rappresentava forse una divinità come Zeus, Dioniso oppure Hermes. L’opera degli Uffizi si inserirebbe dunque all’interno di una serie di teste di divinità barbate su erme, realizzate a partire dall’età arcaica; tra le numerose repliche quella del Metropolitan Museum sembra essere la più simile alla nostra.

Quest’erma, acquistata da Lorenzo Vanni nel 1770 insieme alla testa del cosiddetto Sofocle (Inv. 1914 n. 384), è ricordata per la prima volta nella Sala delle Iscrizioni degli Uffizi.

Bibliografia

M. Rodinò, Testa di divinità su erma moderna, cd. Anacreonte in Divina Simulacra. Capolavori di scultura classica della Galleria degli Uffizi, catalogo della mostra (Firenze, Gallerie degli Uffizi, 12 dicembre 2023 – 30 giugno 2024), a cura di F. Paolucci, pp. 72 – 73, Livorno, 2023, e bibliografia precedente

Testo di
Ambra Famiglietti
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