Ubuntu
Koen Vanmechelen (Sint-Truiden, Limburg 1965)
Artista autodidatta, pittore, scultore, performer, figura eclettica i cui interessi spaziano dall’antropologia alla bioetica, dalla tutela dei diritti umani alla bio-genetica, il belga Koen Vanmechelen incentra la sua ricerca sui concetti di ibridazione (delle specie animali e vegetali) e contaminazione (delle tecniche espressive e dei materiali). Le sue installazioni attivano riflessioni sui concetti archetipici e antitetici che da sempre nutrono l’immaginario umano: vita e morte, umano e divino, terreno e spirituale, naturale e artificiale. Vanmechelen mette in scena la inevitabile e fatale attrazione che da sempre è il motore dell’evoluzione naturale e che spinge la materia, e gli esseri viventi, a combinarsi, a generare sempre nuove forme di vita: di fatto, nuovi ibridi.
Con la sua pratica artistica, alla pari dei molti progetti filantropici che dal suo atelier-museo Labiomista a Genk, in Belgio, l’artista promuove e coordina in molte parti del mondo, Vanmechelen ci invita ad aprirci a ciò che è diverso da noi e in quanto tale sorprendente, fuori dalla norma se non addirittura mostruoso, e a riconoscere tale diversità come un vantaggio e una concreta possibilità di salvezza. Insieme, un monito a ricordare il nostro limite di essere umano, a cogliere i segnali che la natura ci invia, e comprendere l’urgenza di approcciarsi, finalmente, ad essa con “religioso” rispetto.
In questo autoritratto, donato alle Gallerie degli Uffizi in occasione della mostra personale Seduzione (2021), l’artista si presenta nelle vesti di uno sciamano. Indossa un soprabito composto di piume e pezzi tassidermizzati di polli dal suo progetto pluridecennale Cosmopolitan Chicken Project. Ci guarda attraverso una maschera tribale, modellata su un esemplare africano dalla sua ampia collezione raccolta girovagando per i luoghi più remoti del sub continente, e realizzata in fragile vetro di Murano. La nostra percezione è distorta dallo spiazzante costume e da questo diaframma di vetro. Al tempo stesso, il protendersi della maschera verso l’osservatore e la trasparenza del materiale indica, metaforicamente, il mettere a nudo la propria anima da parte dell’artista, l’offrirsi con generosità all’Altro. Ubuntu, infatti, in lingua bantu, significa letteralmente “Io esisto, perché noi esistiamo”. Un potente invito ad accogliere il principio di questa filosofia sudafricana e a rendersi intimamente partecipi del profondo legame di scambio che accomuna l’intera umanità e il creato naturale. Perché sia biologicamente, che socialmente, non siamo nessuno senza gli altri.
Seduzione. Koen Vanmechelen, a cura di F. Sborgi, E. Schmidt, catalogo della mostra (Firenze, Gli Uffizi, 18 gennaio-20 marzo 2021), Firenze, 2021, pp. 130-131.