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Ultima Cena

Botteghe granducali, su disegno di Ludovico Cardi detto il Cigoli

Data
1604-1606 e 1785
Collocazione
Altare della Cappella Palatina
Tecnica
Pietre dure e bronzo dorato

L’opera faceva parte del gruppo di nove pannelli con storie sacre in commesso di pietre dure eseguiti dalle botteghe granducali nei primi decenni del XVII secolo per decorare l’altare e il ciborio della Cappella dei Principi in San Lorenzo, messo in lavorazione da Ferdinando I de’ Medici ma mai portato a compimento. Unico soggetto neotestamentario della serie, l’Ultima Cena occupava nell’assetto originario della fastosa struttura la parte centrale del gradino superiore del ciborio, destinato a custodire il Santissimo Sacramento. Nel 1785 la formella fu scelta per decorare il paliotto del nuovo altare della Cappella Palatina e in vista di questa sistemazione fu parzialmente tagliata lungo il perimetro acquistando l’attuale forma sagomata. Nella stessa occasione furono aggiunti nella raffigurazione i due tendaggi rossi che con effetto scenografico introducono alla scena e la cornice in bronzo dorato con festoni.

L’Ultima Cena testimonia l’alto grado di perizia tecnica raggiunto all’inizio del Seicento dai laboratori di corte nei lavori a commesso, che da semplici elementi decorativi destinati per lo più a piani di tavolo assunsero l’aspetto di veri e propri dipinti di pietra dalle articolate composizioni, ricche di personaggi. Documenti di archivio attestano il coinvolgimento del pittore Ludovico Cardi, detto il Cigoli, nella preparazione del disegno per l’Ultima Cena, consegnato nel 1603. La sua traduzione a commesso venne affidata ai fratelli Cristofano e Giovan Battista Gaffuri, figli del maestro milanese Giorgio Gaffuri chiamato a Firenze nel 1575 da Francesco I de’ Medici. I Gaffuri lavorarono all’opera dal 1604 al 1606 impiegando un variegato assortimento di pietre, tra cui diaspri di Cipro, di Candia, di Boemia e di Sicilia, agate, lapislazzuli, quarzo ametistino, calcedonio orientale, accuratamente selezionate in funzione delle loro sfumature cromatiche per rendere il modellato delle figure e la nitida struttura architettonica della sala.

Testo di
Riccardo Gennaioli
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