Una Pastura
Serafino De Tivoli (Livorno 1826 - Firenze 1892
in basso a sinistra “S. De Tivoli”
L’opera testimonia l'assimilazione delle esperienze francesi del pittore (a Parigi nel 1855), in particolare la conoscenza della pittura della Scuola di Barbizon, con le indagini sul paesaggio condotte in Toscana nell’ambito della cosiddetta Scuola di Staggia Senese, a cui De Tivoli aveva preso parte.
Tra 1854 e 1859, al Caffè Michelangelo, ritrovo fiorentino degli artisti, si parlava di rinnovamento del genere del paesaggio, attraverso la pittura en plein air e l’uso del ton gris. Questa nuova tecnica, introdotta dai paesaggisti francesi, consentiva di cogliere gli effetti pittorici attraverso un uso marcato del chiaroscuro, facendo riflettere le immagini dal vero su un specchio annerito, cosicché i colori risultassero attenuati per far emergere volumi e contrasti di luce. La fervida partecipazione di Serafino De Tivoli a tali discussioni artistiche, gli valse l’appellativo di “papà della macchia”, come ricorda Telemaco Signorini. Quest’opera, indicata da Adriano Cecioni come un «pezzo di vero visto dalla finestra», attesta il superamento delle suggestioni romantiche, in favore di una maggiore aderenza al dato reale.