Veste femminile da giardino
Manifattura italiana
Durante l’Ottocento, la routine quotidiana di una signora era rigorosamente cadenzata. Le ore del pomeriggio, occupate da visite e passeggiate, erano quelle più impegnate della giornata e richiedevano l’adozione di un adeguato e specifico 'dresscode'.
Le passeggiate pomeridiane imponevano abiti di fogge diverse a seconda che si trattasse di camminate a piedi, a cavallo o in carrozza. Mentre la passeggiata in carrozza ammetteva l’impiego di capi più eleganti, non alieni da dettagli ‘civettuoli’ e strascichi, più semplici erano gli indumenti richiesti per quelle a piedi, non tanto per la qualità del tessuto impiegato quanto per il taglio dell’abito. Tendenzialmente favoriti erano vestiti dalle gonne corte, che tenessero i piedi coperti senza tuttavia superarli, considerati più pratici oltre che maggiormente appropriati rispetto a code e strascichi, che avrebbero invece rischiato di imbrattarsi di polvere o di fango.
Non meno importante, oltre all’esigenza pratica di agevolare i movimenti durante la camminata, era anche quella di non destare l’attenzione attraverso toilette eccessivamente elaborate o artificiose.
Anche quando la moda femminile continuerà ad orientare le sue preferenze verso abiti dagli orli più lunghi, semplicità e lunghezze contenute continueranno a predominare nel guardaroba legato ad occasioni pratiche come viaggi, camminate a piedi e attività sportive. A simili peculiarità sembra tener fede anche questa veste da giardino, appartenuta alla nobile famiglia fiorentina dei Carandini.
Confezionato in tessuto di lino grezzo, l’abito è chiuso sul davanti da una fila di dodici bottoni culminante in un girocollo a fascetta. Le maniche lunghe, dal bordo svasato e sagomato a coda di rondine, sono orlate da frange in seta rossa. La cintura, stretta attorno alla vita, ripropone la tinta e i decori dell’abito, questi ultimi costituiti da un motivo a strisce e a occhielli in cordoncino di lana rosso. L’ampiezza della gonna risulta ora meno accentuata rispetto agli anni precedenti e il volume tende piuttosto a ridistribuirsi sulla parte posteriore.
Vi sono alcune affinità tra gli aspetti strutturali dell’abito e quelli esibiti da certe figure muliebri effigiate da artisti di ambiente macchiaiolo tra 1864 e 1870, come ad esempio gli abiti indossati dai soggetti femminili rappresentati da Giovanni Fattori nella Rotonda Palmieri del 1866, o quelli rappresentate da Silvestro Lega in tele quali Il pergolato o La passeggiata in giardino. Una chiusura girocollo molto simile a quella dell’abito in questione è inoltre esibita dalla fanciulla in piedi e più vicina alla finestra che figura in una ulteriore opera di Lega di quel periodo, Il Canto dello stornello, datata al 1867.
La Galleria del Costume/2 , Centro di, Firenze, 1986, p. 36; S. Ricci, Le ore della moda: il codice borghese delle buone maniere , in La Galleria del Costume/5 , Centro di, Firenze, 1993, pp. 12, 17; A. Fiorentini Capitani, Progresso, moda ed emancipazione femminile tra Ottocento e Novecento , in La Galleria del Costume/5 , Centro di, Firenze, 1993, p. 25.
Il canto di uno stornello
Silvestro Lega (Modigliana [Forlì] 1826 - Firenze 1895)