Storia | San Godenzo - Il Castagno d’Andrea | Terre degli Uffizi
Tra le montagne dell’alto Mugello, al confine tra Toscana ed Emilia-Romagna, ai piedi del passo del Muraglione e del monte Falterona tra il Valdarno e la Valdisieve, immerso nei boschi di faggi e castagni dell’Appennino siede l’antico borgo di San Godenzo.
Il paese deve il suo nome all’antica abbazia benedettina fatta costruire nel 1028 dal vescovo di Fiesole Jacopo il Bavaro per ricordare e onorare i luoghi dove nel VI secolo l’eremita San Gaudenzio soleva ritirarsi in preghiera e silenzio. L’abbazia fu poi affidata ai monaci benedettini e tutt’oggi è il monumento di principale interesse del luogo. Proprio all’interno di questo spazio sacro l’8 giugno 1302 Dante incontrò gli esuli fiorentini con lo scopo di progettare il rientro a Firenze, tentativo che andò ben presto in fumo.
Attorno al nascente paese, i monaci interagirono con le vaste distese boschive, facendo nascere alcune delle future riserve di legname che avrebbero poi approvvigionato la Toscana nel corso della sua storia. Oltre ai faggi, sono presenti nella zona splendide marronete, coltivazioni di castagni secolari che da sempre hanno fornito agli abitanti di montagna la base dell’alimentazione.
Proprio in una frazione immersa in una marroneta, chiamata Castagno, nacque nel XV secolo il pittore Andrea, detto appunto “del Castagno”. In seguito alla fama che il pittore ottenne con la sua attività artistica, il borgo ha mutato il proprio nome in Il Castagno d’Andrea, mantenendo così la memoria del suo illustre concittadino.
Dalla frazione di Castagno d’Andrea si accede ad uno degli ingressi del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona, Campigna, istituito nel 1993 e inserito nel 2017 dall’UNESCO tra le sue aree protette a motivo dell’estremo valore delle faggete vetuste di Fratino e le Riserve biogenetiche casentinesi.