Camere con vista. Aby Warburg, Firenze e il laboratorio delle immagini
Le Gallerie degli Uffizi dedicano una grande mostra al geniale storico dell’arte, innamorato dell'immagine
Quando nel suo ultimo anno di vita lo storico dell’arte Aby Warburg (1866–1929) scrive “Firenze è il mio destino”, riassume un legame di oltre quarant’anni con la città, iniziato con il suo primo soggiorno nel 1888. Firenze fu determinante per la formazione del pensiero di Warburg, padre di teorie fondamentali sulla cultura dell’immagine e figura centrale negli anni iniziali del Kunsthistorisches Institut in Florenz, l’istituto tedesco di storia dell’arte fondato a Firenze nel 1897. L’importanza della città per lo studioso non è consistita solo nella straordinaria concentrazione di opere antiche e rinascimentali tra le quali poteva immergersi, ma nelle grandi trasformazioni storico-politiche e urbanistiche del tempo.
È questo il filo conduttore di Camere con vista. Aby Warburg, Firenze e il laboratorio delle immagini, mostra curata dalle Gallerie degli Uffizi e dal Kunsthistorisches Institut in Florenz – Max-Planck-Institut in collaborazione con il Warburg Institute di Londra.
L’esposizione presenta molti pannelli dell’Atlante Mnemosyne, l’ultimo grande progetto dello studioso, recentemente ricostruito: un vero e proprio ‘atlante figurativo’ formato da una serie di tavole costituite da montaggi fotografici di opere diverse. I pannelli vengono eccezionalmente esposti nelle sale delle Gallerie degli Uffizi, permettendo per la prima volta un confronto diretto con le opere e riportando gli esperimenti di Warburg nel luogo stesso da cui hanno tratto ispirazione.
Le collezioni del museo (con la Primavera e la Nascita di Venere di Botticelli, il Trittico Portinari, il Gruppo dei Niobidi e il Laocoonte di Baccio Bandinelli) dialogano così vis à vis con il laboratorio di immagini di Warburg. Oltre 100 tra fotografie, disegni, documenti, nonché lavori di artisti contemporanei quali William Kentridge, Lebohang Kganye, Alexander Kluge, Goshka Macuga, Małgorzata Mirga-Tas, Sissi Daniela Olivieri e Akram Zaatari si affacciano tra i dipinti e le sculture della collezione permanente del museo. Questo consente alla mostra di offrirsi al pubblico in una doppia funzione: mettere in luce le dinamiche che hanno portato all’assemblaggio dell’Atlante e, allo stesso tempo, sulle orme di Aby Warburg, provare a osservare le stesse opere con uno sguardo nuovo. Servendosi di un ricco apparato documentario, la mostra invita poi a visitare metaforicamente Firenze insieme allo studioso, presentando anche aspetti della vita culturale internazionale del capoluogo toscano intorno al 1900 ed illustrando tracce della presenza di Warburg e dei suoi studi in musei e archivi fiorentini oggi. Dà conto infine del suo impegno con i protagonisti e le istituzioni della città.
Accompagna la mostra l’app Aby Warburg’s Florence, disponibile su Apple App Store e Google Play Store, che invita a seguire tre itinerari lungo le strade di Firenze, segnalando opere che rimandano alle tavole dell’Atlante Mnemosyne. Lungo il percorso, una scelta di ‘voci fiorentine’ rivela prospettive inattese sulla città dalla Firenze della seconda metà del Quattrocento a quella contemporanea a Warburg.
ABY WARBURG, CENNI BIOGRAFICI
Aby Warburg (1866–1929) è oggi tra gli autori di riferimento più importanti per la storia dell’arte e per l’antropologia delle immagini. Nato ad Amburgo da una famiglia di banchieri di origine ebraica, ha dato vita a una biblioteca per studi culturali che nel 1933, in conseguenza dell’ascesa del nazismo, sarà trasferita a Londra, dove tuttora ha sede con il nome di Warburg Institute. Nei suoi lavori sulla ripresa del pathos e del movimento delle opere antiche nel Rinascimento e oltre, Firenze ha un ruolo chiave. È qui che Warburg trascorre un semestre da studente di storia dell’arte tra il 1888 e il 1889, conosce la sua futura moglie, l’artista Mary Hertz, ed è tra i promotori del Kunsthistorisches Institut in Florenz, centro di ricerca attivo ancora oggi come Istituto Max Planck dedicato alla storia dell’arte e alle sue sfide contemporanee. Warburg studia i dipinti mitologici di Botticelli e gli apparati festivi medicei. Dopo un viaggio in Arizona e New Mexico che lo porta ad accostare l’arte e la cultura degli Hopi e dei Pueblo, nel 1897 si sposa e si stabilisce a Firenze per studiare il Rinascimento con sguardo nuovo. Dal 1904 è ad Amburgo, e amplia le sue ricerche alla storia dell’immaginario astrologico. La prima Guerra Mondiale, minacciando il dialogo italo-tedesco, fa precipitare il suo equilibrio psichico e nervoso: di conseguenza, trascorre anni nella clinica di Binswanger sul lago di Costanza (1921-1924). Tornato al lavoro, si dedica a realizzare un Atlante di immagini con fotografie e riproduzioni disposte secondo costellazioni tematiche, come una mappa della memoria culturale, intitolato Mnemosyne; alla sua morte nel 1929, questa sintesi dei suoi studi resterà incompiuta.