Strage dei Georgofili: gli Uffizi non dimenticano
Una mostra con le tele distrutte dalla bomba e il progetto "la giustizia adotta la scuola"
La mostra con le tele di Bartolomeo Manfredi
"Ricordare il gravissimo attentato mafioso del 1993 è un dovere civico di tutti, a partire dal museo che di quell’attentato fu vittima, insieme a cinque persone innocenti. Per questo appena entrati in Galleria, tutti i visitatori, anche coloro che mai hanno saputo cosa accadde nel 1993, grazie a questa mostra avranno modo di apprenderlo. Non solo. Esporre i due capolavori strappati alla devastazione di quello che fu senza dubbio uno dei capitoli più bui della storia repubblicana, infonde in chi guarda un messaggio di forte determinazione civile per il futuro". Il direttore Simone Verde commenta così il contributo delle Gallerei degli Uffizi nel mantenere viva la memoria della terribile notte del 27 maggio 1993, quando la mafia fece esplodere una bomba in via dei Georgofili: 277 chili di tritolo che uccisero la famiglia Nencioni (Fabrizio, Angela e le figlie Caterina e Nadia) e lo studente Dario Capolicchio, danneggiando gravemente decine di opere e parte della stessa Galleria.
Vengono esposte le grandi tele del Concerto e dei Giocatori di carte insieme alle loro copie d’epoca (il cui studio e osservazione sono state fondamentali per consentirne il restauro). Opere del pittore caravaggesco del Seicento Bartolomeo Manfredi andate quasi del tutto disintegrate quella notte. Migliaia di frammenti delle tele furono raccolti nelle ore successive all'attentato, in seguito vennero catalogati e utilizzati per andare a ricomporre, come in un miracoloso puzzle, la parziale integrità dei capolavori distrutti dalla mafia.
Il progetto "La giustizia adotta la scuola"
L'esposizione è affiancata dalla proiezione di un video con le testimonianze d’epoca dei vigili del fuoco che prestarono i primi soccorsi, e dei lavoratori del museo che intervennero la notte stessa della bomba per cercare di limitare i danni arrecati dall’esplosione.
Il video documenta la giornata di formazione organizzata dal Dipartimento Scuola e Giovani in Auditorium Paolucci il 17 aprile 2024, a conclusione del progetto “La giustizia adotta la scuola", edizione 2023/2024, promosso da Fondazione Occorsio con il Liceo d'Arte di Porta Romana, classe 2i, seguita dalla prof.ssa Paola Sallei.
"Educare alla legalità attraverso la memoria". A cura di Anna Soffici, coordinatrice del Dipartimento Scuola e Giovani delle Gallerie degli Uffizi
Aprile 2024. Con l’arrivo della primavera, i Giocatori di carte di Bartolomeo Manfredi escono eccezionalmente dal deposito dove sono custoditi con grande cura per incontrare gli studenti della 2i del Liceo d’Arte di Porta Romana nell’Auditorium Paolucci degli Uffizi.
È uno dei dipinti rimasti irrimediabilmente sfregiati dalla deflagrazione dell’autobomba parcheggiata ai piedi del vicino palazzo dell'Accademia dei Georgofili che strappò la vita a cinque persone, oltre a stravolgere la vita degli abitanti di un’intera via e arrecare gravi danni a un patrimonio artistico che si era riusciti a proteggere dal tempo e dalle guerre, fino a quel momento.
Di fronte a questo quadro, testimone muto, ma eloquente con le sue ferite, di una pagina tragica della storia della città di Firenze e degli Uffizi ragazze e ragazzi sono arrivati preparati grazie al progetto di educazione alla legalità “La giustizia adotta la scuola” promosso dalla Fondazione Occorsio, hanno approfondito durante l’anno scolastico le vicende delle stragi di mafia dei primi anni Novanta.
Agli Uffizi le scuole arrivano di solito per entrare in contatto diretto con quei capolavori che hanno incontrato sotto forma di immagine sui libri di storia e storia dell’arte, e una volta dentro scoprono molto, molto di più; vengono per fare esperienza di una galleria che racconta secoli di creatività umana e il gusto di chi, a partire dai Medici, ha composto quelle raccolte e le ha consegnate alla pubblica fruizione. In questa occasione invece, il primo impatto è stato quello duro, inconcepibile, con la bellezza deturpata da un atto criminale. Il quadro del Manfredi ha purtroppo perso il suo pregio artistico, che ormai si può provare ad apprezzare solo dalle vecchie foto; ma ha acquistato uno status diverso che è quello di testimone non solo della brutalità delle organizzazioni criminali, ma anche del riscatto materiale e morale di una città ferita.
La sua presenza muta, ma eloquente, si è arricchita delle testimonianze di chi si trovò allora a fronteggiare l’emergenza: è del vigile del fuoco Maurizio Maleci il primo intervento, che ci riporta indietro alle macerie, allo smarrimento iniziale che mutò gradualmente nella certezza del gesto doloso, un’idea che tutti avevano cercato istintivamente di allontanare; la risposta potente della città; infine il ricordo della più giovane delle vittime.
Grande è il valore educativo della testimonianza: chiamando in causa vissuti ed emozioni, avvicina le persone, riaccende quell’empatia che ci rende umani. Ma testimoniare è soprattutto dare un futuro alla memoria, affinchè anche chi non c’era possa comprendere e fare in modo che ciò non si ripeta: è questo il compito che la direttrice emerita degli Uffizi, la dottoressa Anna Maria Petrioli Tofani, consegna alle ragazze e ai ragazzi presenti. Nel suo vibrante intervento emerge l’impegno personale e dei colleghi di allora nel risollevare un museo ferito, che fino a poco prima si era ritenuto invulnerabile.
Chi lavora all’interno di un museo sa quante cure richieda un’opera d’arte; professionisti formati a esaminare, conservare, movimentare sculture e quadri con grandi attenzioni d’improvviso si trovano davanti all’impensabile, a raccoglierne i pezzi. Tra i colleghi che erano lì presenti con la direttrice a salvare il salvabile c’era anche l’assistente tecnico Demetrio Sorace che raccolse, tra gli altri resti, i brandelli del quadro del Manfredi rendendo possibile il successivo restauro e la ricomposizione delle parti superstiti.
Chiude la giornata l’intervento della dott.ssa Emanuela Greco, Sostituto Procuratore della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Arezzo che ha seguito la classe, insieme alla docente Paola Sallei, nel progetto della Fondazione Occorsio. L’arte è la massima espressione della libertà: attaccare l’arte significa attaccare lo Stato inteso come comunità.
Nelle interviste che alcuni ragazzi hanno rilasciato va apprezzata la sincerità con cui dichiarano il loro limite nella partecipazione al dramma, perché non erano lì; la strage dei Georgofili non fa parte del loro vissuto di giovanissimi. Ecco allora l’importanza della testimonianza: quella, muta, delle opere degli Uffizi sfregiate dallo scoppio della bomba; quella, vibrante, delle persone che invece c’erano a rispondere all’emergenza.
Coltivare la memoria di un evento così drammatico, inserito in un disegno criminale che rimane a tutt’oggi solo parzialmente chiarito, non è solo un passaggio fondamentale per costruire una cultura della legalità, per invitare soprattutto i giovani a rigettare qualunque azione possa metterla sotto attacco, minarla, sovvertirla, ma vuole essere anche un modo per mantenere viva la ricerca della verità per rispetto delle vittime.
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