Inaugurata la nuova sala dedicata a Raffaello e Michelangelo
Al centro gli scambi tra i grandi geni rinascimentali attivi a Firenze nei primi anni del Cinquecento
Dal 05.06.2018 le opere di Michelangelo e Raffaello sono esposte insieme nella stessa sala agli Uffizi. Nella grande sala numero 41 del corridoio di ponente, che fino all’ottobre 2016 ha ospitato i dipinti di Sandro Botticelli riallestiti in nuovi spazi, è nato ora un nuovo allestimento volto a far sentire la diversità delle voci artistiche e gli scambi tra Raffaello e Michelangelo, che dal 1504 al 1508 erano contemporaneamente a Firenze. La nuova sala celebra il periodo davvero unico nella storia dell’umanità, quando in città, nel giro di un pugno di anni, i più grandi artisti del mondo crearono le opere iconiche che oggi fanno parte dell’idea universale del Rinascimento in Italia. Ai due maestri si affianca una terza personalità, Fra Bartolomeo (1473-1517), domenicano di San Marco e amico del Sanzio, col quale dall’arrivo di quest’ultimo in città nel 1504 si instaura uno scambio intenso e ricco di conseguenze, che il visitatore infatti ora potrà ripercorre attraverso i quadri esposti. E’ riportato inoltre alla luce il ruolo di committenti privati, come i Doni – oltre al Papa, gli unici committenti che riuscirono a strappare capolavori sia a Michelangelo, sia a Raffaello – e i Nasi, per i quali l’Urbinate dipinse la Madonna del Cardellino. Questo capolavoro, insieme alle altre opere del maestro, viene dunque riabilitato dalla postazione nell’angusto corridoio del primo piano dove è stato esposto per sei anni, dal giugno 2012, e salendo di nuovo al piano alto della galleria, si riunisce al Tondo Doni di Michelangelo, dipinto all’incirca nello stesso periodo. Al Tondo si affiancano i due ritratti di Maddalena e Agnolo Doni di Raffaello, giunti da Palazzo Pitti: in questo modo si ricostituisce il nesso storico tra opere volute da uno stesso committente e originariamente ospitate nello stesso palazzo, e si documenta inoltre la reazione dell’Urbinate a Leonardo da Vinci, le cui opere saranno esposte a breve nella vicina sala 35.
Al contempo la Galleria Palatina, che conserva il più importante nucleo di opere di Raffaello al mondo, ne esce rafforzata: invece di 11 in futuro ospiterà addirittura 12 opere dell’Urbinate. Grazie infatti al trasferimento dagli Uffizi del Ritratto di giovane con la mela (forse Francesco Maria della Rovere), a Palazzo Pitti viene ad essere documentata anche la ritrattistica dell’ultimo periodo dell’artista a Urbino, rafforzando così il concetto all’origine della trasformazione della Sala del Saturno in uno spazio dedicato al Sanzio, che documenti lo sviluppo artistico del pittore attraverso tutte le fasi della sua biografia. Questo aspetto viene vieppiù approfondito grazie alla ricollocazione, sempre nella Sala di Saturno, della Testa di Maria Maddalena di Pietro Perugino (1494), maestro di Raffaello. Anche il magnifico Ritratto di Leone X è destinato a tornare a Palazzo Pitti – da dove fu tolto solo negli anni ’50 del Novecento – dopo il suo restauro attualmente in corso all’Opificio delle Pietre Dure. Sarà dunque un rientro in grande stile, e un ricongiungimento con l’altro grande ritratto papale di Raffaello, Giulio II, che dagli Uffizi si trasferisce alla Galleria Palatina e che sarà possibile ammirare fin da subito, nella parete già occupata da un cinquecentesco Ritratto di scultore destinato al nuovo allestimento degli autoritratti e ritratti di artisti agli Uffizi (dove sarà anche l’Autoritratto del Sanzio). La Sala di Saturno alla Palatina diventerà in questo modo una specie di mostra permanente di dipinti di Raffaello, un miracolo possibile solo a Firenze: attraverso capolavori assoluti, al racconto dello sviluppo stilistico dell’artista nell’arco della sua intera carriera si aggiungerà una lettura unica e inedita, dedicata alla ritrattistica per così dire “curiale” dell’Urbinate, con ben quattro capolavori che contano il commovente ritratto tardo di Giulio II, quello dell’umanista volterrano Fedra Inghirami insieme al papa suo patrono Leone X con i cardinali Giulio de’ Medici e Luigi de’ Rossi, e quello del Cardinal Bibbiena che di Leone X fu strenuo sostenitore. Un capitolo di suprema ritrattistica rinascimentale, e un brano cruciale di storia, raccontati in pochi metri quadrati.
Con i nuovi allestimenti e spostamenti si opera una rivoluzione al contrario, perché si torna di fatto alle origini e si ristabiliscono alcuni importanti assetti collezionistici: agli Uffizi i coniugi Doni possono dunque di nuovo guardare, almeno in effige, il Tondo di Michelangelo che avevano commissionato (e lautamente pagato), probabilmente per la nascita della figlia Maria. Per questo privilegio ritrovato, Palazzo Pitti ne risulta risarcito di molti capolavori, e di importanti restituzioni tra i quali anche la Natività del grande manierista Francesco Salviati, che era stata trasferita agli Uffizi negli anni Cinquanta del Novecento.
Tutto il progetto del restauro e della risistemazione della sala di Raffaello e Michelangelo è stato generosamente offerto dagli Amici degli Uffizi e dai Friends of the Uffizi Galleries, le uniche associazioni senza fini di lucro interamente dedicate al sostegno, alla tutela e alla valorizzazione delle Gallerie degli Uffizi.
Per quanto riguarda le scelte tecniche adottate per la nuova sala di Michelangelo, il curatore del patrimonio architettonico degli Uffizi, l’architetto Antonio Godoli – responsabile del progetto insieme all’architetto Nicola Santini - spiega che i dipinti principali sono allestiti all’interno di teche vetrate che consentono di osservarli a distanza ravvicinata. La condizione climatica all’interno delle teche, controllata da strumenti sempre connessi con lo staff, garantisce le migliori condizioni di conservazione, e le strutture metalliche degli espositori hanno requisiti antisismici: questo sistema di esposizione progettato dagli Uffizi e già adottato per Botticelli, Leonardo e Caravaggio, ha trovato poi realizzazione in altri casi della contemporanea museografia.