Jacopo Ligozzi “pittore universalissimo” (Verona 1549 c. - Firenze 1627)
Jacopo Ligozzi e la sua poliedrica e versatile fisionomia all’interno del panorama fiorentino. Una mostra monografica a Palazzo Pitti in collaborazione con il Gabinetto delle Stampe e dei Disegni degli Uffizi
La mostra allestita presso la Galleria Palatina ha come scopo quello di illustrare e ricostruire per la prima volta la vita e la produzione artistica di Jacopo Ligozzi, poliedrico e versatile pittore, progettista, illustratore e miniaturista. I risultati delle ricerche condotte hanno messo in luce i diversi ambiti in cui Ligozzi operò e hanno reso possibile focalizzarsi sul panorama fiorentino. L’ampia collezione di opere di Ligozzi conservate presso Palazzo Pitti e il Gabinetto delle Stampe e dei Disegni degli Uffizi hanno reso possibile la realizzazione di una mostra monografica interamente dedicata a Jacopo Ligozzi e alla sua vasta produzione artistica.
Nato a Verona nel 1547, Ligozzi è conosciuto per le sue illustrazioni riguardanti flora e fauna. Ligozzi svolse un iniziale attività a Trento, Verona e Venezia per poi spostarsi a Firenze dove divenne uno degli artisti di corte presso i Medici. Jacopo Ligozzi è uno dei pochi artisti rinascimentali che merita il titolo di “pittore universale”.
La mostra è articolata in sezioni tematiche in modo da poter illustrare al meglio l’attività del pittore.
La prima sezione è dedicata all’iniziale attività dell’artista presso la corte medicea, dove fin dal suo arrivo Ligozzi si fece apprezzare come disegnatore di naturalia e per la sua raffinata produzione di disegni acquerellati o lumeggiati in oro. Successivamente godette della stessa fortuna come ritrattista, fornitore di modelli per arti decorative, pittore di storia, talentuoso progettista di abiti e ricami per tessuti, nonché di manufatti in pietre dure. Particolare attenzione è stata anche dedicata al tema delle “allegorie morali” che Jacopo affrontò in molte occasioni.
La seconda parte della mostra prende in esame la produzione religiosa, alla quale il pittore si dedicò fin dagli anni del servizio presso la corte medicea e che intensificò sempre più, dopo la sua caduta in disgrazia, negli anni Novanta.