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Mostre | Dal 08/06/2015 al 10/10/2015

Lapislazzuli. Magia del blu

Lapislazzuli. Magia del blu

Una collezione unica al mondo: vasi intagliati in lapislazzuli, dalle mirabolanti forme ispirate dagli artisti del Manierismo fiorentina.

La rara e preziosa pietra blu, che sembrava racchiudere in sé vene d’oro e che evocava sia il mare spumeggiante che la volta stellata di un cielo notturno, veniva dal lontano Oriente. Era estratta dalle cave di Sar–e–Sang, tra le montagne del Badakhshan (odierno Afghanistan), l’unico giacimento noto nell’antichità ed era assurta a simbolo di ricchezza, insieme all’oro, all’argento e agli altri metalli preziosi.

L’idea di dedicare una mostra a questa pietra, carica di magici significati, ci è stata offerta da Gian Carlo Parodi, mineralogista del Mùseum National d’Histoire Naturelle di Parigi. Si tratta quindi di una mostra mirata non solo all’approfondimento degli squisiti manufatti artistici ma rivolta anche – e non in misura minore – all’aspetto più prettamente mineralogico, argomenti che si integrano, consentendo approcci singolari e non usuali per la storia dell’arte. Il Museo di Storia Naturale dell’Università di Firenze, diretto da Giovanni Pratesi, ha avuto un ruolo di primo piano nell’elaborazione del progetto e una sezione della mostra, dedicata alla pietra e ad aspetti di ricerca scientifica, e allestita al Museo della Specola. Nel Museo degli Argenti la mostra si articola in quattro sezioni.

 

La prima sezione Dalla Natura all’Artificio presenta una selezione di campioni di lapislazzuli di varia formazione e provenienza a diretto confronto con i massimi raggiungimenti nell’utilizzo del lapislazzuli in vasi e coppe, fiasche e mesciroba, originariamente destinati alle corti principesche del Rinascimento, provenienti dai più prestigiosi musei d’Europa.
 

La seconda sezione Commesso in pietre dure e pietre dipinte racconta l’evoluzione dell’utilizzo del lapislazzuli nel primo Seicento in due ambiti, quello del commesso e quello della pittura su lapislazzuli, animati dallo stesso desiderio di rendere eterna e fissare la natura nei colori immutabili della pietra. Dai primi intarsi a motivi geometrici, si passa a più complesse composizioni.
 

La terza sezione La pietra blu nel fasto principesco mostra come, nel momento in cui il lapislazzuli diventa sempre più raro, la pietra viene destinata quasi esclusivamente a oggetti profani e suppellettili sacre di grandissimo pregio artistico e di elevatissima committenza.
 

La quarta sezione Dall’Oltremare al Blu Klein è dedicata al pigmento e all’utilizzo del lapislazzuli in campo artistico. Il blu profondo del lapislazzuli, ricercato non solo per il suo altissimo costo ma per i significati sottesi al colore ‘azzurro’ espressi nel colore del manto delle Madonne e dei cieli stellati degli affreschi del Trecento e Quattrocento.

Non si poteva chiudere la mostra senza accennare alle sperimentazioni per ricercare materiali che potessero sostituire la preziosa roccia e creare un pigmento che potesse uguagliare l’intensità dell’oltremare. Ci è parso quindi indicato concludere la mostra con un’opera di Yves Klein, che al blu ha dedicato le ricerche artistiche dell’intera sua pur breve vita, e con una piccola sezione di gioielli del Novecento e contemporanei.

 

La mostra, come il catalogo edito da Sillabe, è a cura di Maria Sframeli, Valentina Conticelli, Riccardo Gennaioli e Giancarlo Parodi, ed è promossa dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo con il Segretariato regionale del Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del turismo della Toscana, la Ex Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze, il Museo degli Argenti di Palazzo Pitti, il Museo di Storia Naturale dell'Università di Firenze La Specola, il Muséum National d'Histoire Naturelle di Parigi e Firenze Musei.

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