#BotticelliSpringMarathon
#BotticelliSpringMarathon
Il 21 marzo 2018 il Dipartimento di Comunicazione Digitale delle Gallerie degli Uffizi ha lanciato una campagna internazionale su Twitter intitolata #BotticelliSpringMarathon in cui ha invitato i follower e i più grandi musei del mondo che conservano opere di Botticelli a condividere sul profilo degli Uffizi un saluto all’arrivo della primavera nel segno dell’arte del grande Maestro fiorentino. All’iniziativa è stato associato un vero e proprio contest fotografico, una maratona digitale di una settimana dove è stato chiesto ai visitatori degli Uffizi e agli utenti online da ogni parte del mondo di inviare sull’account @UffiziGalleries la “propria” visione di una delle opere più iconiche della collezione del museo, oggetto di una vera e propria forma di venerazione: La Primavera di Botticelli. In poche ore la campagna è diventata virale, ne hanno parlato i social e la stampa, è rimbalzata in tutto il mondo fregiandosi anche della partecipazione di grandissimi musei che hanno deciso di omaggiare l’iniziativa degli Uffizi pubblicando dettagli a tema primaverile tratti dai loro capolavori di Botticelli esposti: il Louvre, il Prado, la National Gallery di Londra, il Museo Puškin, l’Hermitage, la National Gallery di Edimburgo, il Museo Isabella Stewart-Gardner, il Museo di Houston, il Museo di Strasburgo e gli italiani Museo Poldi Pezzoli e Fondazione Giorgio Cini sono stati i musei che hanno risposto con entusiasmo e simpatia alla “festa di Primavera digitale” degli Uffizi.
1. Running the world
Tutti i contributi twittati dai musei, italiani e internazionali, che hanno aderito alla campagna social sono visibili nella prima sezione di questa Ipervisione intitolata “Running the world”, mentre gli scatti più interessanti selezionati dal contest degli utenti sono raggruppati su base tematica nelle successive sette sezioni. Per essere indirizzati direttamente ad una sezione e vederne i contenuti basta cliccare sul titolo di ciascun paragrafo.
2. Primavera dentro casa
È il primo capitolo dedicato alle foto scattate dal vivo dai visitatori direttamente davanti all’opera, dentro il museo. Da un punto di vista semiotico e di teoria della comunicazione, come verrà illustrato in maniera più estesa, questi scatti sono accomunati dalla loro funzione di “spectrum”, secondo la definizione che ne dette Roland Barthes ne La camera chiara, immagini in cui cioè il focus, con tutte le implicazioni segniche e di significato che ne conseguono, si concentra sull’atto stesso del farsi immortalare come soggetto vero e proprio della foto per poi analizzarne, in seconda battuta, gli effetti emotivi prodotti sullo “spectator”, ovvero il fruitore ultimo della fotografia, l’osservatore.
3. Botticelli digitale
Sempre collegata al tema della fotografia, spostata stavolta sulle intenzioni e motivazioni dell’“operator” barthesiano – cioè chi scatta la foto, il suo autore – è la terza sezione dal titolo “Botticelli digitale”, l’occasione per una riflessione più ampia, che già Walter Benjamin aveva individuato come connaturata alla trasformazione dell’opera d’arte in oggetto di consumo tipico dell’era tecnologica: l’uso della fotografia di un capolavoro come metalinguaggio o, per dirla ancora con Roland Barthes, “intertesto” (“scatto una foto a chi sta scattando una foto alla Primavera di Botticelli o a me stesso attraverso un selfie”) reso possibile dal diffuso e ormai massificato utilizzo di strumenti tecnologici digitali - spesso dispositivi mobili e cellulari più che macchine fotografiche - diventati di largo uso quotidiano nella loro funzione di bacheche virtuali pronte alla condivisione sui canali social o veri e propri album dei ricordi istantanei ed editabili in tempo reale.
4. Botticelli Reloaded
Dalla tecnologia digitale all’arte digitale, la quarta sezione lascia campo aperto agli utenti e alle loro libere riletture del capolavoro botticelliano, in chiave ironica e tipicamente postmoderna, attraverso l’utilizzo di software per l’elaborazione di immagini in digitale.
5. Botticelli Attack
E sempre in tema di libera creatività nel lasciarsi ispirare dall’arte come possibile forma di “gioco”, la quinta sezione raccoglie gli scatti di chi, per via imitativa o ri-creativa, ha omaggiato la Primavera confermando, semmai ce ne fosse ancora bisogno, quanto Botticelli sia davvero penetrato - e sia ancora fortemente presente - nella cultura popolare contemporanea tanto da indurre molti critici a parlare di vero e proprio “feticcio”, in senso antropologico, dei nostri tempi. Un’intrigante storia, questa della creazione del mito contemporaneo di Botticelli, iniziata in Inghilterra ormai a metà Ottocento, sul finire dell’età georgiana, e alimentata, qualche decennio più tardi - già in epoca vittoriana - soprattutto dalla Confraternita dei Preraffaelliti, che di questa storia segnano il punto di svolta, il cui finale, con un effetto domino che coinvolge tutta l’Europa fra Otto e Novecento, approda negli Stati Uniti. Qui avrà infatti luogo forse la prima svolta davvero “pop” del genio fiorentino già a partire dagli anni Quaranta del XX secolo, per poi dilagare nella cultura contemporanea attraverso i media più tipicamente novecenteschi, la fotografia, la moda (intesa come fenomeno di massa) e il video in primis.
6. Springspired
Citare, destrutturare, frammentare, smembrare e ricostruire, perfino cannibalizzare il circostante - così come il pensiero - sono tutti tratti distintivi della cultura contemporanea come già aveva perfettamente intuito un pioniere della riflessione sulla “condizione postmoderna” come Jean-François Lyotard e come, in ambito italiano, ha perfettamente sintetizzato, fra gli altri, anche Umberto Eco. Non sembrano sottrarsi a queste stesse dinamiche neanche la Primavera di Botticelli né il desiderio dei follower di costruirvi attorno reti semantiche ipertestuali secondo codici di comunicazione propri – non a caso - del linguaggio «web». E ad indagare questo nesso sulla scorta delle suggestioni del filosofo e del semiologo, il sesto capitolo di questa Ipervisione: “Springspired”.
7. Krash
La settima sezione getta uno sguardo sulla definitiva elezione della Primavera a vera e propria icona massmediatica dei nostri giorni, un’immagine talmente radicata nella Weltanshauung contemporanea da diventare non solo feticcio antropologico ma persino vero e proprio oggetto di consumo quotidiano a riprova dell’affermazione, nella cultura pop del XXI secolo, del processo di trasformazione dell’arte in bene di consumo: la trasformazione di Botticelli in vero e proprio “brand”.
8. Un Botticelli non fa Primavera
È talmente “brandizzato” il nome di Botticelli nel mondo che non pochi follower hanno finito persino per rendere interscambiabili, secondo una libera e inarrestabile associazione di idee (o flusso di coscienza?), le due icone assolute del Maestro fiorentino sovrapponendo all’idea di Primavera quella della nascita di Venere. Forse perché ad entrambe è sottesa l’idea della generazione di forze nuove e positive legate alla natura, forse perché in entrambe è presente e forte lo stesso elemento “Natura” così come in entrambe è presente lo stesso principio estetico ed erotico che è in Venere o che comunque risiede in una visione idealizzata della femminilità… o forse perché ormai anche solo il nome di Botticelli è diventato un’“umbrella brand” che riunisce e rappresenta sotto di sé i singoli “brand”? Ad ogni modo, nessun errore è mai casuale, nessun lapsus è privo di significato: e a questi più o meno consapevoli e ironici “errori” di follower che hanno “pensato” Primavera ma “detto” Venere, abbiamo voluto dedicare l’ultima sezione di questa Ipervisione che, con altrettanta ironia, abbiamo intitolato “Un Botticelli non fa Primavera”.
Credits:
Progetto e testi a cura di Simone Rovida del Dipartimento di Informatica e Strategie Digitali delle Gallerie degli Uffizi.
Pubblicazione 20 marzo 2018
Grafica ed elaborazione immagini di Claudio Di Giuseppe