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Adorazione dei Magi

Jacopo Ligozzi (Verona 1549 c. - Firenze 1627)

Data
1597
Collocazione
Sala dell’Aurora
Tecnica
Olio su tela
Dimensioni
245 x 193 cm
Inventario
1890  n. 8671

La scena si svolge en plen air su un fondo di cielo dai toni digradanti, dominato dalla stella che spicca come una gemma contro il celeste scuro delle nuvole. I Magi e i loro paggi si dispongono lungo due diagonali convergenti sul gruppo centrale con la Vergine, il Bambino e San Giuseppe, sotto l’elegante baldacchino. Lo schema compositivo asimmetrico deriva da una tipologia ampiamente elaborata in terra veneta cui si allineavano, nell’ultimo ventennio del secolo, anche i Carracci nella Pala dei Bargellini e nella Madonna in trono con i santi Matteo, Francesco e Giovanni Battista (Dresda, Gemaeldegalerie). Jacopo Ligozzi tuttavia non condivide le stesure di morbido naturalismo e di calda atmosfera degli emiliani: la sua è piuttosto una pittura ferma, di forte impianto manierista, nella quale i protagonisti sono sostanzialmente bloccati nelle loro pose, e compartecipi della sontuosa esibizione di stoffe, parati e gioielli che il pittore studiava accuratamente nei suoi carnet di disegni per costumi e stoffe.

La pala proviene dalla chiesa della Santissima Concezione appartenente alle monache terziarie francescane di suor Angiolina di Foligno, presenti a Firenze fin dagli inizi del XV secolo, e giunse alle gallerie fiorentine a seguito delle soppressioni leopoldine, che imposero la trasformazione di alcuni edifici conventuali in istituzioni laiche destinate all’educazione delle fanciulle e ad attività assistenziali. La commissione di questo dipinto rientra nel novero dei lavori ordinati nell’ultimo decennio del XVI secolo grazie al lascito testamentario di Luigi di Roberto Mormorai, che permise in particolare il rinnovo della chiesa. L’Adorazione dei Magi doveva occupare uno degli altari del presbiterio. Ligozzi s’impegnò in questa commissione a distanza di un ventennio circa dal suo arrivo a Firenze, dopo lunghi anni spesi quasi esclusivamente al servizio dei granduchi medicei, prima per i sontuosi album di disegni botanici, e poi come raffinato interprete di soggetti storici e allegorici per gli apparati di corte.

Testo di
Anna Bisceglia
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