Adorazione dei Magi
Amico Aspertini, attribuito (Bologna 1474c.-1552)
Commissionata dal ramo di Cetona della famiglia Vitelli di Città di Castello (come testimoniato dallo stemma dipinto nei due angoli in basso), questa piccola tavola entrò a far parte delle collezioni medicee nel 1675, acquistata dal Cardinale Leopoldo. Per secoli è stata attribuita a Pinturicchio o genericamente alla scuola umbra, finché, dopo il restauro del 1997, non è stata avanzata l'ipotesi che si tratti di un'opera di Amico Aspertini, eseguita a Roma sul finire del Quattrocento. Come altri lavori del pittore bolognese, infatti, anche questa Adorazione dimostra una grande verve creativa, caratterizzata dalla volontà di sperimentare nuove forme che “svecchino” la tendenza stilistica imperante all’epoca, tutta incentrata sulla ripresa un po' meccanica dei modi raffaelleschi. Questo è evidente nelle esili figurine dei Re Magi che presentano i loro doni alla Sacra Famiglia, collocata sul lato destro del dipinto. Con i loro abiti contemporanei, realizzati nei tessuti più ricchi (velluti e sete dai colori vivaci, quasi cangianti) e rifiniti con preziosi particolari dorati, i magi chiudono un corteo in cui emergono numerosi personaggi altrettanto nobili ed eleganti.
L'originalità dell'Aspertini è evidente anche nella rappresentazione della natura sullo sfondo: egli parte da elementi tipici della tradizione paesaggistica umbra (la raffigurazione di alberi sottili e allungati con chiome fitte di minutissime foglioline e la luce chiara che sfuma leggermente i contorni sullo sfondo), ma li rielabora in maniera innovativa, conferendo ad esempio più asprezza e più contrasti chiaroscurali alle rocce che fungono quasi da quinte architettoniche al corteo in marcia.