Ercole coronato dalle Muse
Alessandro Allori (Firenze 1535 – 1607)
tot iam peractis sume laboribus quae clara laudis praemia te manent alexander allorius
Questo piccolo dipinto a olio su rame fa parte di una serie di quadretti realizzati dal Vasari e dagli artisti della sua cerchia per Francesco I de’ Medici, i cui soggetti si basavano sugli scritti dell’erudito Don Vincenzo Borghini, priore dell’Ospedale degli Innocenti. Partendo da episodi tratti dalla mitologia classica e dalle Metamorfosi di Ovidio, il Borghini aveva elaborato una serie di “invenzioni” dai complessi significati allegorici il cui intento era quello di celebrare i “talenti” fiorentini e il buon governo mediceo. Francesco I, principe dal temperamento introverso e contemplativo, apprezzava particolarmente questo genere di pittura destinata ad un uso privato: poche persone di raffinata cultura, infatti, erano in grado di comprendere il loro significato simbolico, spesso oscuro. Ricordiamo a tal proposito che il Borghini sarà anche l’ideatore del programma iconografico dello studiolo che il principe si farà realizzare a Palazzo Vecchio qualche anno più tardi, a cui l’Allori darà il suo contributo dipingendo La pesca delle perle e Il convitto di Cleopatra.
La piccola opera raffigura Ercole incoronato dalle nove Muse, che intendono rendergli così omaggio per averle salvate dai Giganti, che giacciono a terra sconfitti. Accanto all’eroe spicca Calliope, patrona della poesia epica, che regge una tavoletta la cui iscrizione invita Ercole a raccogliere le lodi e i premi delle sue fatiche. Sullo sfondo sorge un tempio dedicato all’Onore e alla Fama.
Il dipinto intende dunque alludere alla condizione di pace raggiunta a Firenze grazie al buon governo mediceo, sotto la cui protezione le arti possono prosperare.
Dal punto di vista stilistico l’opera risente senza dubbio dell’influenza del Bronzino, maestro dell’Allori, che alla sua morte ne erediterà la bottega e il ruolo di artista ufficiale della corte medicea.
Il debito nei confronti del maestro si ravvisa in particolare nel candido e levigato incarnato della musa Calliope e nella raffinatezza della sua ricca acconciatura, intrecciata con fili di perle. Ma la scultorea anatomia dei nudi maschili rivela la conoscenza degli affreschi di Michelangelo che l’Allori ebbe modo di studiare nel corso del suo soggiorno romano del 1554.