Annunciazione e i santi Ansano e Massima
Simone Martini (Siena 1284 circa – Avignone 1344) e Lippo Memmi (Siena documentato dal 1317 al 1347)
SYMON MARTINI ET LIPPUS MEMMIS DE SENIS ME PINCXERUNT ANNO DOMINI MCCCXXXIII
La tavola, firmata e datata, fu eseguita per l’altare di Sant’Ansano posto nel transetto del duomo di Siena, dedicato alla Vergine Assunta. L’arcangelo Gabriele appare alla Vergine preannunciando la nascita di Gesù e saluta Maria con parole che sono iscritte a rilievo nel fondo oro, “AVE GRATIA PLENA DOMINUS TECUM”. L’apparizione dell’angelo è improvvisa, come suggerisce lo svolazzare del mantello e le ali spiegate. La Vergine ne è turbata, si ritrae e si stringe nel mantello. L’ambiente in cui si svolge la scena non è definito, ma i pochi elementi raffigurati-il pavimento marmoreo, il seggiolone riccamente intagliato, le stoffe preziose, il libro che Maria stava leggendo prima dell’apparizione celeste - sono riconducibili allo stile di vita seguito nel Trecento dai ceti più agiati. In alto, al centro della scena, è raffigurato lo Spirito santo in forma di colomba circondata da angeli, allineato al vaso con i gigli, simbolo del figlio di Dio e della purezza di Maria. Ai misteri dell’Incarnazione alludono i cartigli sorretti dai profeti effigiati nei tondi della cornice, da sinistra Geremia, Ezechiele, Isaia e Daniele. Ai lati dell’Annunciazione sono raffigurati il martire Ansano, che reca il vessillo con i colori di Siena di cui era uno dei santi patroni, e una santa martire, forse Massima, madre di Ansano, o Margherita; l’iscrizione ai suoi piedi, che la identifica con Giuditta, è falsa.
E’ invece originale l’iscrizione che indica quali autori della pala d’altare i due pittori senesi Simone Martini e Lippo Memmi, sebbene la critica d’arte tenda ad attribuire a Simone gran parte dell’ideazione e dell’esecuzione di questo raffinatissimo dipinto, uno dei maggiori capolavori della pittura del Trecento in Europa. Amico del poeta Francesco Petrarca e attivo per committenti illustri come gli Angiò e la corte papale di Avignone, Simone condivise la bottega con Lippo Memmi, con il quale si era imparentato avendone sposato la sorella.