Bagno penale a Portoferraio
Telemaco Signorini (Firenze 1835 - 1901)
In basso a sinistra “T. Signorini”
Telemaco Signorini, uno dei protagonisti della rivoluzione pittorica macchiaiola di metà Ottocento, dipinse Bagno penale a Portoferraio durante un soggiorno all’Elba in cui ebbe la possibilità di visitare il carcere dell’isola. Colpito nel profondo da questa esperienza, l’artista realizzò il dipinto rappresentando in modo drammaticamente verista la realtà penitenziale. Gli emaciati visi dei galeotti incatenati sono restituiti con una serie di colori cupi, che ben rispecchiano l’opprimente situazione esistenziale della vita carceraria. La luce si concentra alle spalle degli ispettori determinando studiati effetti di chiaroscuro in tutta la scena.
A questa data, la stagione della pittura di macchia si era già conclusa da tempo, ma il linguaggio visivo di Signorini si avvaleva ancora di una pittura sintetica che non definiva le forme con l’ausilio del disegno, ma ne faceva emergere i volumi attraverso potenti contrasti chiaroscurali; questa pittura veloce, per macchie, si combinava in Signorini (abile disegnatore e incisore) con un sapiente segno grafico che sottolineava parti selezionate della scena (come in questo caso i mattoni del pavimento o alcuni profili); la calibrata strutturazione dello spazio che risentiva della lezione dei maestri del Quattrocento fiorentino, è stata qui impiegata per sottolineare lo scarto violento tra ispettori e guardie sul fondo della scena, e carcerati disposti in una drammatica sequenza a ridosso del muro, pronti per essere vagliati dallo sguardo duro degli ispettori. La crudezza del soggetto rimanda alla letteratura naturalista di Verga e Zola, ma anche al dibattito intorno alle istanze anarchiche e socialiste che a fine Ottocento coinvolgeva anche intellettuali e artisti.