Bersaglieri che conducono prigionieri austriaci
Silvestro Lega (Modigliana, Forlì 1826 – Firenze 1895)
Nella carriera artistica di Silvestro Lega questo quadro segna idealmente la fine del suo apprendistato accademico. Il pittore con questa opera si sentì finalmente libero di esprimere il suo spirito artistico, di seguire la sua indole, diventando di fatto uno dei principali rappresentanti del movimento dei Macchiaioli.
Silvestro fu allievo, presso l’Accademia di Belle arti di Firenze, di Antonio Ciseri (1821-1891). I suoi esordi furono legati anche all’ideale pittorico di Luigi Mussini (1813-1888), dal quale apprese l’utilizzo di colori limpidi e puri, frutto di un attento studio della pittura dei primitivi. Caratteristica, che troviamo anche in questo dipinto, dove la gamma di colori utilizzati rispecchia proprio questi insegnamenti. La scena ariosa è scandita dall’intercedere dei bersaglieri vittoriosi, seguiti dai malinconici prigionieri austriaci. L’episodio storico, a lui contemporaneo, viene illustrato senza patetismi e retorica. L’utilizzo magistrale della macchia si trova sia nei contrasti cromatici, ottenuti con l’accostamento delle diverse divise, che nella sapiente stesura del colore del terreno roccioso e del cielo cristallino. In questo quadro Lega esemplifica sia l’adesione al movimento che il sentimento risorgimentale. I macchiaioli infatti, non furono uniti solo dalla condivisione di un nuovo stile pittorico, ma furono legati da una passione patriottica che portò molti di loro ad arruolarsi. Lega stesso partecipò, come volontario, alla battaglia di Curtatone e Montanara. Non è quindi un caso che proprio tra il 1859 e il 1861 la produzione di opere sul tema risorgimentale fu notevole e accomunò tutti gli esponenti del movimento macchiaiolo. Lega in particolar modo con questo quadro compì il salto di qualità esprimendo, attraverso l’uso esemplare della macchia, un capolavoro assoluto. Un’evoluzione che non passò inosservata quando il quadro fu esposto alla mostra della Società Promotrice fiorentina. L’opera fu infatti acquistata dal Governo per andare ad implementare la nascente collezione di quadri contemporanei che, dal 1914, sarebbero stati esposti presso la Galleria d’Arte moderna di Palazzo Pitti.
Un aneddoto ben documentato, riguarda il titolo del quadro. Lega originariamente aveva chiamato l’opera, Ritorno da una spedizione. L’amico e collega Telemaco Signorini (1835--1901), data la consuetudine delle opere macchiaiole di rimanere invendute (spedite e poi restituite al mittente), aveva consigliato a Silvestro di cambiare il titolo. Il suggerimento fu seguito e, ironia della sorte, proprio con questa tela la consuetudine fu interrotta. Sicuramente Telemaco fu ben felice di essere stato contraddetto. Silvestro Lega, anche se la critica gli riconobbe fin da subito le qualità artistiche, non ebbe fortuna e morì poverissimo.