Busto con testa di doriforo
Arte romana
Nel suo attuale assetto, l'opera è frutto dell'assemblaggio di una testa antica con un busto di moderna fattura, secondo una pratica comune già dal Cinquecento. Questa si pone alle origini del concetto stesso di “restauro”, inteso come integrazione di un oggetto frammentario, in modo da restituirgli completezza, leggibilità e apprezzabilità a livello estetico.
La testa maschile, in cui l’orecchio destro, una parte di quello sinistro ed il solido collo sono appunto da attribuire al moderno restauro, è impostata su di un busto abbigliato con corazza (lorica) e manto militare (paludamentum). Nell’aggiunta è stata posta particolare attenzione all’impostazione originaria della testa osservando il poco che rimaneva del collo originale e della sua muscolatura; ciò ha permesso allo scultore-restauratore di realizzare un personaggio il cui volto volge a destra.
Il marmo fiorentino è una copia del Doriforo di Policleto, una delle sculture greche più replicate in età romana, testimonianza della fama dell’autore. Questi negli anni centrali del V sec. a.C. avrebbe dato forma, proprio in quest'opera, alle sue teorie sullo studio anatomico e sulla rappresentazione del nudo maschile secondo un calibrato gioco di proporzioni, elementi contrapposti e parti simmetriche. Originariamente intesa, probabilmente, come raffigurazione di Achille, la scultura divenne nota con il nome di “Doriforo” (dal greco, “portatore di lancia”) e come incarnazione di una perfezione fisica assoluta, al punto da essere frequentemente utilizzata per la decorazione di palestre e di altre strutture dedicate all'esercizio ed alla cura del corpo.
La replica fiorentina si distingue per una forte aderenza al modello greco, di cui riprende in modo esatto i dettagli della capigliatura; l'esecuzione appare inoltre caratterizzata da un nitore descrittivo e da una compostezza formale che suggeriscono una datazione al secondo decennio del I sec. d.C., ovvero alla tarda età augustea o ai primi anni del regno di Tiberio.
C. Ciatti in G. Capecchi, D. Heikamp, A. Fara, V. Saladino, Palazzo Pitti. La reggia rivelata, Catalogo della mostra (Firenze, Palazzo Pitti, 7 dicembre 2003-31 maggio 2004), Firenze 2003, p. 588, n. 141