Copia della Madonna di San Girolamo di Correggio
Anonimo senese del XVII secolo (già Federico Barocci)
Il dipinto replica fedelmente la Madonna col Bambino e san Giovannino, San Girolamo, la Maddalena e un angelo, eseguito da Correggio per la cappella Bergonzi in Sant’Antonio a Parma, capolavoro celebratissimo e senz’altro il più a lungo replicato tra quelli dell’Allegri, oggetto di appassionate dispute da parte di principi e collezionisti in tutta Europa. Anche il Gran Principe Ferdinando de Medici, che l’aveva studiato e ammirato nel corso di un viaggio nella città emiliana, tentò invano di acquistarlo, facendo pressione sugli eredi Bergonzi. Vista l’indisponibilità di questi ultimi, ripiegò su una copia che gli doveva esser stata segnalata da uno dei suoi numerosi agenti, più facile da conquistare in quanto collocata sull’altare maggiore della chiesa di Santa Maria de’ Servi a Montepulciano, patronato della famiglia Nobili. La trattativa, documentata da numerosi scambi epistolari tra Ferdinando, il priore dei Serviti e il marchese de’ Nobili, giunse a buon esito e nel 1699 la tela aveva ormai fatto il suo ingresso negli appartamenti di Pitti. Ferdinando ne era entusiasta, tanto da scrivere a Niccolò Cassana, suo pittore e consigliere di fiducia: “ho avuta la copia che le dissi del quadro di Correggio, quale non è di mano del Vanni, ma del Baroccio, che è di gran gusto e Ugolino che ha pratica dell’originale, dice che è imitatissimo e in qualche cosa lo ha corretto di disegno, e nella gamba di San Girolamo alcune pennellate, che nell’originale furono portate via dal frate franzese che lo lavò, qui ci sono, et è imitato ogni tratto di pennello, in somma è un altro originale”. A partire da questo documento si consolida la tradizione che vuole il dipinto opera di Barocci, nome sotto il quale viene rubricato in tutti gli inventari e fin dalle prime guide della Galleria. Gli studi specialistici hanno tuttavia espresso molte perplessità, dal momento che la pittura soda e ferma, gli accordi di colore squillanti di gialli, rossi e blu si accorda con difficoltà con i tratti di stile del pittore urbinate, mentre potrebbe trovare maggiori punti di riferimento nella produzione di Raffaello Vanni, figlio di Francesco, la cui bottega era specializzata anche nella produzione e nel commercio di copie.