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San Giovanni Battista

Giovanni Luteri, detto Dosso Dossi (1486-87 – Ferrara 1542)

Data
1518 - 1520
Tecnica
Olio su tavola
Dimensioni
73 x 56 cm
Inventario
Palatina 380

Raffigurato di tre quarti a mezzo busto, San Giovanni Battista occupa lo spazio in primo piano, imponendosi allo sguardo dello spettatore con la sua espressione intensa. I capelli lunghi e scomposti, lo sguardo turbato, la bocca socchiusa come a volerci trasmettere un messaggio a fior di labbra, restituiscono il senso di icona della fede che accende la devozione religiosa e invita alla riflessione spirituale e al pentimento.

L’aspetto severo e tormentato evoca in particolare il periodo di durezza e solitudine trascorso nel deserto, circostanza simbolicamente rappresentata sia dalla veste di cammello che affiora sotto la tunica rossa, che dal crocifisso composto di due semplici canne. L’apparenza selvatica del santo viene contrappuntata dalla ricchezza della veste di un rosso vivissimo, il colore del martirio, impreziosita sul bordo da una raffinata passamaneria con ricami dorati damascati e frange che il santo indossa orgogliosamente, come fosse un piviale, ostentando altresì il cartiglio con un’iscrizione oggi molto abrasa, che recita EGO (SUM) VOX (CLAMANTIS IN DESERTO), cioè “io sono la voce di colui che grida nel deserto”. E’ questo l’inciso con il quale, nei Vangeli, Giovanni allude a se stesso come precursore del Messia, ed è questo il verso che spiega la scena effigiata sullo sfondo a destra, dove l’azzurro del cielo s’incendia repentinamente per effetto di una luce intensa che lo attraversa come una cometa o una meteora. E’ la rappresentazione fisica della discesa dello Spirito Santo, nel momento in cui Giovanni somministra il Battesimo a Gesù. Essa è dunque manifestazione della presenza divina nel percorso di vita di entrambi, e al tempo stesso un passaggio di testimone fondamentale, che anticipa il sacrificio di Giovanni, decapitato per mano di Erode, e di Gesù, condannato alla morte in croce.

Questo dipinto fu probabilmente eseguito per Ercole II d’Este, come fa ipotizzare la scritta “M. HERCULUS D. CA.”, posta sul retro. La personalissima cifra stilistica di Dosso si concretizza in una pittura di grande effetto, composta da pennellate leggere e veloci che restituiscono il senso di atmosfera sospesa e nebbiosa di un sottobosco, le trasparenze degli specchi d’acqua, i bagliori improvvisi determinati da eventi cosmologici.

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