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Ex voto di Cosimo II de’ Medici

Jonas Falck (documentato a Firenze dal 1610 – 1643), Michele Castrucci (Firenze, documentato dal 1600 al 1624), Gualtieri di Annibale Cecchi (Firenze, documentato dal 1606 - 1634) su disegno di Giulio Parigi (Firenze 1571 – 1635)

Data
1617 - 1624
Tecnica
Oro fuso e cesellato, pietre dure intagliate, smalti policromi, diamanti, bronzo fuso, cesellato e dorato
Dimensioni
54,5 x 64,5 cm
Inventario
Gemme 1921 n. 489

Il rilievo faceva parte di un fastoso paliotto d’oro destinato all’altare di San Carlo Borromeo a Milano per chiedere al Santo, canonizzato nel 1610, la guarigione di Cosimo II, gravemente malato. Il Granduca è inginocchiato su un cuscino azzurro, di lapislazzuli e oro, e offre in voto i simboli del potere: scettro e corona tempestati di diamanti, poggiati su un altare coperto da un drappo rosso bordato d’oro, simulato da un diaspro. Anche l’abbigliamento è quello delle cerimonie ufficiali: vestito a righe operate, rese in smalto bianco e oro, decorate da file di diamanti, e una lunga sopravveste di broccato a fiorami, lavorata in smalto policromo, fermata in vita da una cintura con quattro piccoli diamanti e foderata di rosso (ancora diaspro); al fianco porta una spada con diamanti. Lo riveste un manto di broccato, reso da oro cesellato a grossi fiorami, foderato di ermellino bianco reso da un diaspro chiaro e chiuso da un fermaglio con un diamante. Alle sue spalle una finestra decorata da intarsi marmorei resi da pietre dure, aperta su panorama fiorentino, lascia vedere la cupola del duomo e il campanile di Giotto.

Cosimo morì nel 1621, tre anni prima che venisse terminato questo straordinario oggetto che aveva tenuti impegnati gli orafi delle botteghe granducali per sette anni. E così il paliotto non fu mai inviato a Milano e rimase nella Guardaroba granducale.

Al progetto, elaborato dall’architetto Giulio Parigi, dette un contributo decisivo l’orafo bolognese Cosimo Merlini il Vecchio, ricordato come l’esecutore dell’incorniciatura aurea, che includeva il rilievo in pietre dure, arricchita di festoni, mascheroni e conchiglie e ai lati da due putti reggenti la corona granducale e lo stemma partito Medici – Asburgo, alludente all’unione coniugale di Cosimo II con Maria Maddalena d’Austria. A un altro orafo, lo svedese Jonas Falck, si deve invece la lavorazione delle insegne granducali, della veste tempestata di diamanti e presumibilmente del mantello. Alle parti di commesso in pietre dure, vanto dei laboratori fiorentini, lavorarono infine gli intagliatori Michele Castrucci e Gualtieri Cecchi.

Testo di
Maria Sframeli
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