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La fotografia pittorialista di Lodovico Pachò

Lodovico Edoardo Pachò (Livorno 1870 - Firenze 1975)

Data
fine XIX - inizio XX secolo
Tecnica
fotografia su lastra di vetro e su pellicola
Inventario
Inv. Fotografico da 33001 a 40746 (in corso di digitalizzazione)

Nel 1943 la Soprintendenza fiorentina riceve in donazione più di 7000 negativi di varie dimensioni da Lodovico Edoardo Pachò, un proprietario terriero che in passato ha svolto la professione di medico di bordo, ma che nel tempo libero ha coltivato la passione per la fotografia. Nel corso della sua lunga vita il livornese partecipa a numerosi congressi fotografici, è amico e collaboratore di Vittorio Alinari, pubblica su autorevoli riviste di fotografia, vince premi in mostre e concorsi.

Lo studio e la digitalizzazione del fondo, conservato presso il Gabinetto Fotografico degli Uffizi, stanno portando alla scoperta di fotografie di grande qualità, caratterizzate da effetti di luce e tagli visuali che richiamano il Verismo e il Simbolismo, correnti coeve al medico livornese. Sta emergendo la figura di un uomo che, fotografando per passione e non per professione, rivolge l’obiettivo solo a ciò che più lo appassiona. Grande viaggiatore in Italia e all’estero, mostra una vivace curiosità per la natura incontaminata, i paesaggi urbani, i ritratti, i mestieri, i costumi e le tradizioni popolari ed esotiche.

Una cospicua parte della produzione di Pachò finora nota è ascrivibile al “Pittorialismo”, tendenza della fine dell’Ottocento sorta per dare dignità artistica al mezzo fotografico. Molti dei suoi scatti mostrano, ad esempio, contadini e pastori veri, ma messi in posa insieme al bestiame o agli attrezzi del loro lavoro giornaliero; dunque il fine non è documentare un momento reale come nel reportage fotografico, bensì immortalare una scena idilliaca e poetica rendendola un’opera d’arte. L’attenzione per i popolani (alcuni dei quali vivono vicino alle sue tenute a Lari e Pontedera) non è dettata da un intento di denuncia sociale, bensì da un sentimento di affetto verso un mondo rurale destinato a scomparire. Oltre che alle scene di genere, Pachò si dedica molto alla fotografia paesaggistica: ispirandosi ai Macchiaioli (e probabilmente agli Impressionisti), scatta principalmente all’aperto, studia la luce naturale e si interessa molto ai riflessi sull’acqua, ai paesaggi boschivi e marini e alle vibrazioni cromatiche del cielo. Alcune foto hanno anche un valore storico perché documentano luoghi o infrastrutture ad oggi trasformati o scomparsi (come ad es. la funicolare vesuviana).

Dal fondo, tuttavia, stanno emergendo anche fotografie apparentemente meno costruite, scattate durante momenti sociali (come giochi all’aperto, corse ippiche, adunanze di lavoratori), all’interno di ospedali o durante i viaggi. Ad esempio, alcuni scatti eseguiti nel 1911 sulla nave ospedale "Menfi" o “Memfi” (al tempo della guerra italo-turca in Libia) si discostano dallo stile pittorialista e si avvicinano al reportage. La digitalizzazione, dunque, potrebbe far emergere nuovi aspetti del percorso artistico di Pachò e portare alla definizione di una figura più articolata rispetto all’idea di un fotografo esclusivamente “romantico”.

Bibliografia

Paesaggio e ambiente nelle fotografie di Lodovico Pachò, a cura di M. Tamassia, Livorno 2005.

Testo di
Gianluca Matarrelli
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