Ritratto di giovane con pomo
Raffaello Sanzio (Urbino 1483 - Roma 1520)
Effigiato a mezzo busto sullo sfondo di dolci colline orlate di gentili alberelli, il giovane indossa una camicia bianca e una veste di lana, completati da un “robone” - tipica sopravveste di tessuto prezioso di moda nel XVI secolo- in velluto rosso, intarsiata da ricami a quadretti dorati e bordata di pelliccia. Sui lunghi capelli lisci indossa una berretta rossa che inquadra il volto affilato, sul quale si apre uno sguardo profondo e intenso. Le mani delicate si appoggiano sul piano verde antistante, che segna la profondità dello spazio, e una di esse stringe un pomo dorato. L’identità del personaggio non era nota dagli inventari al momento in cui la collezione urbinate giunse a Firenze, nel 1631, con i beni di Vittoria della Rovere, moglie del granduca Ferdinando II ed ultima erede della famiglia. Una delle ipotesi avanzate riguarda Francesco Maria della Rovere, nipote di papa Giulio II e figlio adottivo di Guidubaldo e Elisabetta Gonzaga, nominato erede del ducato di Urbino nel 1504. A questa carica potrebbe alludere il simbolico pomo dorato. Il dipinto è stato catalogato nel tempo come opera di Francesco Francia per essere poi, dall’inizio del Novecento, avvicinato all’opera di Raffaello al quale viene oggi concordemente riconosciuto. L’impianto compositivo del dipinto, con la figura posta di tre quarti, corredata da elementi di ambiente, testimonia l’evoluzione di Raffaello dalla posa frontale e ieratica dei ritratti di Elisabetta Gonzaga e Guidubaldo da Montefeltro alla visione più complessa e mossa dei ritratti Doni, eseguiti a Firenze nel 1505 ca.