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Ladruncoli di fichi (Monelli)

Raffaello Sernesi (Firenze 1838 – Bolzano 1866)

Data
1860-61 c.
Collocazione
Sala 11
Tecnica
Olio su cartone
Dimensioni
cm 18,2x13,5
Inventario
Gen. 177, Com. 50

Dopo una prima formazione accademica, seppur discontinua, Raffaello Sernesi si avvicinò alla compagine macchiaiola nel 1859, condividendone le istanze rivoluzionarie in arte, e quelle patriottiche in politica. Lo studio dei maestri del Quattrocento toscano fu anche per lui lo strumento per apprendere a costruire le immagini con pochi semplici elementi e un impaginato prospettico chiaro. I suoi dipinti, come quelli degli altri artisti del Caffè Michelangelo, ritraevano per lo più soggetti di vita quotidiana, come questo in cui due ragazzi colgono furtivamente fichi dall'albero di un orto. La piccola ruberia viene colta in flagrante con efficace economia di mezzi: campiture di colore nette, cromie decise, quale quella del cielo azzurro che fa da contraltare alla porta rossa; luci e ombre intense che aiutano a definire la profondità e l'organizzazione dello spazio.

Il piccolo dipinto, probabilmente un bozzetto per un dipinto (oggi disperso) presentato alla mostra della Società Promotrice fiorentina del 1861, appartiene ad una fase piuttosto precoce della pittura di macchia di Sernesi, che nel 1859, come afferma l'amico pittore Telemaco Signorini “dalle quattro pareti dello studio passò ad osservare il vero, sotto il liberissimo cielo della natura” (Signorini, 1867).

Se l'intento di un piccolo capolavoro come questo è certamente la restituzione di un brano di verità, la gentile poesia del quotidiano che ne scaturisce, è evidente per noi come lo era per gli amici macchiaoli: Telemaco ricordava infatti il giovane amico, scomparso nel 1866 per le conseguenze di una ferita di guerra contratta da volontario nella terza guerra d'indipendenza, con simili parole: “tutto che il tuo pennel potea toccare / prendea vita serena e gentilezza” (Signorini, 1902).

Il dipinto è parte del Legato Diego Martelli, donazione con cui il critico fiorentino a fine Ottocento ha impiantato nella costituenda Galleria d'arte moderna di Firenze, il nucleo della più importante collezione di pittura macchiaiola.

Bibliografia

T. Signorini, R. S., in Gazzettino delle arti del disegno, 3 agosto 1867, p. 230;T. Signorini, A Raffaello Sernesi, in E. Panzacchi, Il Libro degli Artisti, Milano 1902, p. 524;C. Del Bravo, La luce di Sernesi, in “Artista” 1997 pp. 146-158; L. Lombardi, in I Macchiaioli prima dell'Impressionismo, a c. di F. Mazzocca, C. Sisi, Venezia 2003, pp. 210-211; S. Bietoletti, in La Galleria d'arte moderna. Storia e collezioni, a c. di C. Sisi, Milano 2005, p. 159.

Testo di
Chiara Ulivi
Ipervisioni
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