Lexicon di Suidas
La Suda è un lessico bizantino d’autore risalente al X secolo. Fino ai primi del Novecento si parlava di Suida individuando nella parola un nome d’autore Soudas o Souidas secondo le testimonianze di Stefano, commentatore di Aristotele e l’interpretazione di Eustazio di Tessalonica che nel XIII secolo scambiò il titolo col nome dell’autore ellenizzando in Suida la forma barbara Suda.
Oggi gli storici sono concordi nel considerare Suida un titolo, per quanto la spiegazione del termine sia controversa: per Franz Dölger la derivazione è probabilmente dalla parola greca bizantina souda che significa fortezza o roccaforte, Paul Maas ipotizzò che il nome derivasse dall’imperativo del latino sudāre.
Scarse sono le conoscenze in merito al compilatore della Suda, probabilmente un ecclesiastico dedito agli studi letterari vissuto nel X secolo ai tempi di Basilio II e Costantino VIII, anche se una teoria recente vede la composizione del dizionario come un’opera collettiva di ambito scolastico, ossia nel contesto della filosofia cristiana medievale.
La Suda è assieme un lessico e un’enciclopedia, infatti questo dizionario sui generis contiene sia i vocaboli che le loro spiegazioni sia voci biografiche, letterarie, scientifiche, geografiche, storiche, etc...
L’opera che è il più ampio lessico greco pervenuto sino a noi, si apre con un breve elenco di undici autori e comprende 30000 lemmi ordinati in base alla pronuncia bizantina con deroghe al normale ordine alfabetico,
Anche se l’opera non ha grande valore lessicale fornisce innumerevoli informazioni su autori ed opere, usi, costumi e culti del X secolo, e tutt’ora è oggetto di studio e ricerca da parte dei filologi classici per le informazioni preziose che vi si trovano.
Il dizionario conobbe un grande successo nel Medioevo e nell’Umanesimo, quando il lessico fu stampato più volte.
L’incunabolo conservato alla Biblioteca degli Uffzi, editio princeps dell’opera, fu stampato a Milano nel 1499 da Giovanni Bissoli e Benedetto Dolcibelli del Mangio. I due tipografi già nel 1498 avevano costituito una società editoriale e con concorrenza sleale imitarono tipi e caratteri di Aldo Manuzio (gli aldini 114G), in particolar modo i caratteri usati provenienti da punzoni disegnati e fusi dal Bissoli davano vita a un corsivo chiaro con bellissime maiuscole.
Nel 1499 i due stampatori costituirono una vera e propria società con l’umanista Demetrio Calcondila; dal colophon apprendiamo che l’opera fu stampata a Milano il 15 novembre 1499: “Impressum Mediolani: Impensa&dexteritate D. Demetrii Chalcondyli Ioannis Biffoli Benedicti Mangii Carpensium, 1499 15 nouembris”. Il libro ebbe una tiratura di 800 copie, al prezzo di vendita di 4 scudi d’oro ciascuna. Gli artefici dell’impresa editoriale si impegnavano a stampare l'opera in un grande formato (in folio).
Il testo del lessico sarebbe stato tratto da un apografo (copia di un originale) acquistato già dal Calcondila per 25 scudi d'oro.
Gli stampatori si distinsero anche per l’originalità delle marche tipografiche, ossia i marchi di fabbrica che contraddistinguevano le edizioni originali; in questo esemplare la marca tipografica è molto pregevole e raffigura su fondo nero due tralci fioriti legati da un nastro col motto tratto da Orazio: “Sudavit et alsit”.
Il Manoscritto 211 conservato nelle Gallerie degli Uffizi ci testimonia che l’opera proveniva dal Convento dell’Annunziata e che nel 1810 pervenne alla Regie Gallerie in seguito alle soppressioni napoleoniche.